Poco più di vent’anni giusti son passati.
Si era a Dresda, a visitare la fabbrica più cool di tutta l’industria automobilistica mondiale, perché tutta vetri e con pavimenti in legno ma soprattutto perché là sarebbe nata la prima auto di lusso firmata dalla Casa automobilistica del popolo: la Volkswagen Phaeton.
La fabbrica nasceva dal nulla, fatta con soldi per far evolvere in fretta la Germania dell’Est, e tutto il progetto auto compresa si doveva al più geniale motore dell’industria automobilistica europea degli ultimi cinquant’anni: Ferdinand Piech. L’ingegnere degli ingegneri dell’automobile: colui che rese mito la trazione integrale con Audi; colui che realizzò la prima auto da 3 litri per 100 chilometri, la Volkswagen Lupo 3L e poi quella da 1 litro ogni 100 km; colui che mise su strada la prima auto stradale da oltre 400 km/h, la Bugatti; ma soprattutto colui che portò sul gradino più alto l’industria automobilistica europea sia come vendite, sia come fatturato nonché come tecnologia, dopo decenni di dominio americano e pochi anni di giapponese.
Quel giorno la fabbrica di cristallo, in una delle città simbolo dell’ex Germania dell’Est, Dresda, con all’epoca ancora ben visibili le ferite, era un diamante nella pece in quanto tutt’intorno la maggior parte degli intonaci dei palazzi rimasti erano quelli pre bellum, quindi con più di cinquant’anni a zero manutenzione.
La fabbrica di cristallo era nata per sfornare la Phaeton, che tutti reputano un clamoroso insuccesso. Ma non lo è stato, anzi, in quanto grazie a una lungimiranza fuori dall’immaginario dei più, servì come base per tutto l’alto di gamma che sarebbe venuto del Gruppo: dalla Touareg alla Cayenne fino alla Q7, così da generare quella liquidità straordinaria che ha permesso al Gruppo tedesco di tutto. Non si dimentichi mai che sulle piccole auto (prima che nascessero i mini SUV che hanno permesso di guadagnare almeno 1500 euro a macchina venduta) l’industria dell’auto gran pochi soldi faceva mentre sull’alto di gamma e sul premium i margini erano tutt’altri. Giusto per non dimenticare, parte della crisi di molti, anche di Fiat, ebbe il suo maggiore detonatore proprio su questo punto, trascurato dai manager poco attenti al prodotto, a partire da Paolo Fresco, che hanno aperto a una gestione delle aziende diversa dove la finanza e le alleanze erano più importanti dei prodotti con il risultato che è sotto gli occhi di tutti.
Dall’apertura nel 2001, la Fabbrica di Vetro ha realizzato l’ammiraglia Volkswagen Phaeton per ben quindici anni ma anche è servita alla Bentley Flying Spur e dal 2017 alla e-Golf.
E qui si apre una pagina interessante. Perché, attenzione: la Volkswagen e-Golf è uscita di produzione sul finire del 2020 quindi è durata solo quattro anni pur beneficiando dei maggiori aiuti statali da quando esiste l’automobile!!!
Volkswagen celebra così l’uscita di scena della e-Golf: “La Volkswagen e-Golf è storia: il 23 dicembre 2020, l’ultimo esemplare è uscito dalla linea di produzione della Fabbrica di Vetro di Dresda”.
Ma come, è già “storia”?
E quelli che l’hanno acquistata e ancor peggio quelli che la devono ancor ricevere cosa hanno e cosa avranno tra le mani? Un veicolo storico???
La frase sul comunicato stampa di Volkswagen lascia letteralmente basiti ma non è la parte importante dell’iceberg che vogliamo scoprire. Come si è scritto la e-Golf ha goduto nella sua breve vita di incentivi pesanti, in primis quelli della Norvegia ma anche quelli dell’Italia, non dimentichiamoceli, e quei soldi potevano essere spesi meglio, sulla sanità piuttosto che usarli per finanziare l’acquisto di un’auto nata… vecchia.
La e-Golf lascia la scena e al suo posto nella fabbrica di vetro a breve inizierà la produzione della ID3 il cui listino parte da 38.900 euro per la versione Life con batteria da 58 kwh e motore elettrico da 204 cavalli ma già entro pochi mesi dovrebbe arrivare anche la versione Pure con batteria più piccina da circa 45 kwh e un motore da poco più di 120 cavalli che dovrebbe costare 30 mila euro, quindi ben un 25% in meno della e-Golf e di ciò ne pagherà pegno anche sul valore dell’usato.
A fare un bilancio a fine vita della e-Golf quello che emerge chiaramente è che nessuno a tratto beneficio dalla sua esistenza perché Befana che ha portato solo carbone a tutti. E questo deve far riflettere.