Da un po’ di tempo molte amministrazioni comunali premiano l’uso di auto ultima generazione.
Le famose euro 6, meglio se benzina e ancora meglio se ibride.
Ma siamo sicuri che impattino meno sull’ambiente?
Prendiamo come esempio un soggetto che percorre tra i 10 e i 15 mila chilometri l’anno.
Il soggetto possiede oggi una Panda prodotta a Pomigliano in Italia con all’attivo 50 mila chilometri.
Se acquista una nuova ibrida bisogna tenere conto l’impatto della produzione e anche del trasporto.
Dopo cinque anni avrà emesso di più con la “vecchia” Panda che avrà 100 mila chilometri o dopo cinque anni d’uso della nuova ibrida?
Insomma, ha fatto del bene al pianeta facendo produrre un’altra auto e fatta arrivare da lontano o era meglio che si tenesse la sua ancora efficiente?
Ebbene, se avesse scelto la nuova ibrida con gli occhi a mandorla che in molti comuni viene coccolata e molto considerata sapete quanto beneficio di risparmio sulla CO2 avrebbe ottenuto percorrendo i 50 mila chilometri?
Il 10% se la sua Panda fosse a benzina, meno del 5% se a gasolio e attenzione avrebbe emesso meno CO2 se la sua Panda fosse stata a metano.
In numeri: 50 mila chilometri percorsi dal soggetto con la piccola ibrida giapponese mettono nell’ambiente 4,5 milioni di grammi co2; con la Panda a metano un po’ più di 4,2 milioni di grammi CO2 e con la Diesel 4.7! Differenze non certo rilevanti che però lo diventano quando si sommano le emissioni per la produzione del nuovo veicolo e anche il trasporto. Giusto per avere due dati in più: per produrre un’auto si parla di un consumo di energia attorno ai 3 mila KWh e la costruzione di una nuova auto nel suo complesso immette nell’ambiente attorno alle 17 tonnellate di CO2! Quindi impatta più la produzione che la percorrenza!
Molti oggi non pesano l’impatto ambientale a 360° ma guardano a un palmo dal proprio naso.
Così succede che si incentivano le sostituzioni pensando che rinnovando il parco auto ci siano benefici grazie a una minor quantità di emissioni di CO2 quando non è così!
Merito certo di un marketing garibaldino ma anche di ambientalisti distratti e di politici poco interessati a tutelare chi li vota, tutti presi dal legiferare troppo e male al fine di lasciar traccia della loro esistenza.