Una volta i contadini dicevano: bisogna scegliere il terreno, fare la semina e pregare per il raccolto.
Quando il frutto sarà in mano si capirà se le scelte fatte erano giuste.
Di questi tempi dove tutto deve andare svelto e quando si semina si deve già raccogliere, il Gruppo cinese FAW e l’americana Silk EV si dicono pronti a investire un miliardo di euro per una gamma di veicoli alto di gamma full electric e plug-in nella grassa terra emiliana.
Le due società hanno confermato l’investimento con la firma di una joint venture per la progettazione, ingegnerizzazione e produzione di nuove vetture nel cuore della Motor Valley, in Emilia-Romagna.
L’annuncio celebrato con un incontro istituzionale in video conferenza a cui hanno partecipato Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, il presidente di FAW, Xu Liuping, e il presidente di Silk EV, Jonathan Krane ha avuto molto risalto ma si fatica a capire bene le reali potenzialità.
Non solo perché non è stato detto dove verrà realizzato il nuovo polo motoristico all’interno del territorio della Motor Valley ma soprattutto gran pochi dati sono stati comunicati riguardo i prodotti che dovranno nascere. Chi fornirà i motori e come saranno i motori? Gli inverter? Le batterie quali architetture avranno…??? I telai come saranno fatti?
“Siamo di fronte a un progetto di straordinaria portata- ha affermato il presidente Bonaccini-. Il fatto che la scelta sia caduta sulla nostra Motor Valley, la sola a livello mondiale, ci riempie d’orgoglio e premia gli investimenti che abbiamo fatto in ogni ambito, puntando sulla qualità: le reti dell’alta formazione e dell’alta tecnologia che vedono insieme università e imprese, i saperi e le professionalità che qui si possono trovare, ricerca e sviluppo, la logistica, la qualità della vita stessa, così come la capacità di risposta e di fare sistema di istituzioni ed enti locali. Un progetto che si inserisce perfettamente nel Green New Deal cui guarda l’Europa, che ha nella motorizzazione ibrida, elettrica e in prospettiva all’idrogeno, una delle proprie priorità. Uno sviluppo sostenibile verso il quale anche la nostra filiera dell’automotive ha deciso di andare. Come Regione abbiamo fatto nascere la Motorvehicle University of Emilia-Romagna (Muner), l’università internazionale dell’automotive che vede insieme le quattro università regionali e i marchi motoristici di questa terra noti in tutto il mondo, capace di chiamare ogni anno in Emilia-Romagna giovani studenti da ogni Paese, con diversi corsi di laurea internazionali, alcuni dedicati proprio allo sviluppo di motori ecologici. L’Emilia-Romagna– ha concluso Bonaccini– si pone una volta di più come un modello globale di sviluppo e di cooperazione: per la cooperazione internazionale fra le menti migliori, per le competenze e abilità coinvolte, in stretto rapporto con il sistema dell’istruzione della formazione e della ricerca. Occupazione di qualità, prodotti ad alto valore aggiunto e sostenibilità ambientale, in linea con gli obiettivi che ci siamo dati con tutte le parti sociali nel nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima. Questa è la strada che vogliamo percorrere insieme per uscire dalla crisi e ripartire più forti di prima, per riprogettare il nostro futuro economico e sociale”.
La Motor Valley ricordiamo è il distretto forte delle eccellenze italiane nel settore della mobilità grazie a 16.500 aziende e oltre 90mila addetti, con 16 miliardi di fatturato annuo e un export di 7 miliardi è sede di marchi noti in tutto il mondo: Automobili Lamborghini, Dallara, Ducati, Ferrari, Haas, Magneti Marelli, Maserati e Toro Rosso.
Bellissime parole e toni trionfalistici ma una fonte che vuole rimanere anonima in quanto direttore di una delle aziende italiane della Motor Valley mi ha chiamato e detto: “Tanto entusiasmo non me lo sarei aspettato considerando i soggetti interessati e le azioni che sono ancor lungi da diventare fatti. Attenzione anche al luogo della produzione e al conseguente accesso di molte conoscenze: si può vedere il tutto come un Cavallo di Troia. Dalla sua pancia non usciranno soldati ma ne entreranno, perché non pochi che oggi lavorano in importanti realtà potrebbero venire incantati portando con sé esperienze e anche qualcosa d’altro. Di sicuro, molto aziende dovranno fare contratti di non concorrenza ai loro dipendenti in fretta, ma come sappiamo nel mondo automotive e della tecnologia non può essere sufficiente. Quindi più che una opportunità può essere un boomerang che una volta lanciato potrebbe lasciare sul terreno tanti feriti.”
Xu Liuping, Chairman e Party Secretary di FAW, ha detto che: “Questa joint venture rappresenta un traguardo importante per l’industria automobilistica cinese, italiana e mondiale. Per FAW è un’occasione unica per posizionare con ancora maggior forza il marchio quale eccellenza automobilistica nella provincia di Jilin, culla dell’industria automobilistica cinese, e per avvicinarci alla Motor Valley italiana, ecosistema integrato e ingegnerizzato a livello globale, rinomato per il suo patrimonio automobilistico di auto di lusso e da corsa, nonché un’opportunità per diventare il nuovo punto di riferimento nel segmento delle auto sportive elettriche”.
Silk EV ricordiamo è una società che si definisce specializzata nell’ingegneria e nel design di auto con quartier generale in Emilia-Romagna e ulteriori sedi in Cina e negli Stati Uniti di cui però gran poco si sa. Al contrario di FAW Group Corporation (FAW) che è il più importante costruttore di auto cinese con un volume di quasi 3.5 milioni di veicoli l’anno.
Come persone importanti in questa operazione sembra ci sia Walter de Silva. Il designer italiano che ha creato l'Alfa Romeo 156, il single frame dell’Audi e poi ha avuto la responsabilità di tutto il Gruppo tedesco Volkswagen per più di un quinquennio. Lecchese, del 1951, dicono che firmerà il design dei frutti che nasceranno dalla joint venture FAW-Silk. Alcuni dicono che sarà il grimaldello per aprire stanze importanti e si domandano se è cosciente o non.
Nota curiosa: la prima di queste automobili sempre secondo voci di corridoio potrebbe essere la S9 del marchio Hongqi che vedemmo al salone di Francoforte del 2019. Allora questa Casa automobilistica oltre per il mostro presentato, salì alla ribalta perché assunse Giles Taylor, l’ex capo design della Rolls Royce.
Detto tra di noi la supercar S9 presentata a Francoforte era ben tormentata nel design, come si vede nelle foto che riportiamo con spunti presi della mitica Jaguar XJ 220 degli anni novanta che andava si fortissimo come velocità ma che non stava in strada. Della supercar cinese colpì la massiccia ala posteriore senza alcun nolder ma con forme e soluzione biplano più estetiche che tecniche. L’imponente sezione frontale e le porte ad apertura ad ali di gabbiano dalla buona estensione grazie al fatto che comprendevano parte del tetto così da agevolare l’accesso e la discesa. Una soluzione questa d'impatto ma anche ben realizzata. All’interno l’impostazione era molto McLaren con volante tagliato da aereo. Non fummo altrettanto ben impressionati dal display davanti agli occhi che sembrava preso a prestito dalla BMW (il sistema di navigazione delle BMW scorsa generazione) agganciato a un supporto allucinante come si vede nella foto se le si scorre tanto semplicistico quanto pericoloso in caso di crash frontale. Per quanto riguarda la meccanica, giuravano che il mostro avesse 1400 cavalli e che l’accelerazione da 0 a 100 stava sotto i 2 secondi. Nessun prodotto delle Case automobilistiche che questa joint venture ha messo nel mirino (Automobili Lamborghini, Ferrari, Porsche e Mclaren) mai ha raggiunto.
Come si sa dalle parole ai fatti tanto ne passa ma un campanello di allarme è meglio che tutti lo sentano suonare.