Crisi auto e dazi
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6 aprile 2025

invasioni, MG, chiusure, Ford, e dazi

Il settore delle vendite auto nuove sta vedendo sempre più nuovi attori.
Ma fatto molto più rilevante, è che questi nuovi attori diventano sempre più protagonisti in brevissimo tempo.

Tra i marchi in maggior ascesa c’è MG. Un brand della Saic Motors, che in Italia ha già conquistato circa 100 mila automobilisti, quasi il doppio delle Tesla vendute in Italia in più di dieci anni e attenzione, MG ha raggiunto questo risultato in poco più di tre anni!
Il successo del brand MG continua se si considera che in questo primo trimestre del 2025 è riuscita a vendere altre 15 mila automobili, tra l’altro fatto da non trascurare per la maggior parte a benzina e molti si domandano dove possa arrivare.
Tutte le MG arrivano dalla Cina perché questo Gruppo automobilistico solo là produce. Ma sono tante le auto che arrivano dalla Cina, anche di marchi storici, come Volvo, BMW, Skoda, Dacia...  e l’ha già citata Tesla.

La Casa automobilistica sempre cinese, BYD, invece è ancora lontanissima dai risultati della MG ma potrebbe presto accelerare grazie ai nuovi stabilimenti anche nel suolo europeo, quelli in Ungheria e in Turchia, ma soprattutto perché la sua fabbrica cinese di Zhengzhou, dall’estensione di 130 km quadrati (più dell'estensione di San Francisco!!!), sembra avere potenzialità infinite grazie anche a una forza lavoro vicina alle 100 mila persone e linee produttive mostruose dominate da una robotica di ultima generazione. A proposito di ciò: uno dei vantaggi competitivi oggi dei cinesi deriva anche dagli impianti modernissimi che schiacciano letteralmente quelli delle industrie occidentali e giapponesi, più distratte in questi ultimi dieci anni dai conti e dal passaggio all’elettrificazione piuttosto che sulla competitività produttiva.
Altri brand dalle notevoli potenzialità sempre cinesi son quelli del Gruppo Chery, a partire da Omoda e Jaecoo. Chery è il più grande esportare di auto cinesi e produce un’auto al minuto. Giusto per avere due dati in più, nello stabilimento di Wuhu dalla potenza di 300 mila auto l’anno, spicca l’attenzione alla qualità grazie a programmi evoluti di software che cercano di arrivare allo zero difettosità. Lo stabilimento di Wuhu è un modello avanzato per Chery che lo vuole replicare, e uno sarà pronto già nel 2026! Sempre Chery ha avviato anche una stretta collaborazione con Huawei e tra le tecnologie tecniche che molti non si aspettavano potessero nascere, ci sono sospensioni attive, quattro ruote sterzanti, sterzo e freni by-wire.  Nota riflessiva: la rivale americana di Huawei, Apple ha provato a entrare nel settore automotive per poi rinunciarvi. Al contrario di Huawei.  
In questi anni abbiamo visto una debacle di marchi noti, a partire da Ford che ha chiuso diversi stabilimenti (da quello di Genk in Belgio ora si parla di quello di Saarlouis in Germania) e ha deciso di smettere produzioni di auto molto popolari come la Fiesta (e da ottobre di quest’anno anche la Focus). Ford sembra proprio che non sia riuscita a tenere il passo dei competitor e ciò è andato a favore anche dei nuovi venuti che non solo trovano terreno fertile perché c’è meno concorrenza ma anche perché molte reti di vendita degli ex colossi, non avendo prodotti da parte loro, ne cercano di nuovi e sperano nei cinesi di trovare quel po’ di ossigeno che gli consenta di sopravvivere. E qui c’è anche da aggiungere che le recenti normative europee sul commercio non hanno aiutato, tra la direttiva Monti del passato e quella più fresca sul rapporto con i dealer e in particolare con la possibilità dell’agenzia: Mercedes ad esempio concreto, sulle ultime norme di Bruxelles, ha disdetto tantissimi concessionari che sono stati abbracciati dai cinesi, quindi con zero investimenti si sono trovati serviti su un piatto d’argento rete di vendita e assistenza.
Il cambiamento a cui si sta assistendo è tra l’altro molto repentino e supportato da un vantaggio economico importante. Alcuni analisti esperti del settore automotive iniziano a pensare che l’auto nel prossimo futuro sarà solo cinese, ricordiamo che producono oltre 20 milioni di auto contro i 7 dei giapponesi e i 2 dei tedeschi in patria che a breve potrebbero scendere a un solo milione l’anno di auto made in germany. Tacciamo sulla produzione made in Italy, ridotta all’osso, passata dagli oltre 2 milioni alle 300 mila con città dell’auto come Torino e Milano letteralmente azzerate e ora votate per lo più al turismo e al fashion.
L’erosione nei confronti dei costruttori occidentali secondo questi analisti vedrà a breve crolli importanti anche perché c’è forte esposizione di molte Case automobilistiche sui finanziamenti, calcolati con valori residui troppo ottimistici, tanto che stanno cercando finanziamenti non più attraverso le loro finanziarie ma il sistema bancario esterno. E ciò è un indicatore pericoloso perché indicherebbe che molti costruttori occidentali siano in crisi di liquidità.
Il futuro del mercato automobilistico soprattutto europeo vede oggi anche pericolose sirene dovute al piano Re Arm EU che permetterà a molti costruttori di riconvertire produzione auto in produzione per la difesa, distraendo dalla competizione e con visione a breve in quanto è impensabile pensare che la difesa possa avere un futuro sul lungo periodo,  e quindi significa ancor più spazio per i costruttori cinesi. Ma attenzione in queste ore arrivano anche voci dalla UE che ci sono tanti debiti e bisogna prestare attenzione a come si spende. Giustamente in Italia il Ministro Crosetto spinge per un ombrello protettivo e non per carri armati e cannoni, focalizzandosi anche sul rischio cyber attack. Ma in Germania c’è chi la pensa diversamente per sopperire al crollo occupazionale degli impianti automotive.
In definitiva la forza d’urto che si sta manifestando da parte della Cina automobilistica, e non solo, ha già una massa così importante che immaginarla talmente dirompente da non lasciare vie di scampo a molti costruttori occidentali che continuano ad arretrare è molto realistica. Chiudersi nei fortini anche attraverso i dazi non è un bene, ma i dazi in questo momento storico non vanno nemmeno considerati come la peste in quanto se ben usati permettono di guadagnare del tempo, anche disorientando, per trovare quel percorso che porti ad un primo traguardo della sopravvivenza e poi di una convivenza attraverso azioni ben congeniate. 
PS 1 
Jaguar Land Rover sospenderà le esportazioni verso gli Stati Uniti dopo i dazi sull'importazione di auto straniere imposti dal presidente Donald Trump. Lo scrivono The Times ma anche tanti giornali come il Sole24 ore. Secondo questa stampa che riporta la notizia da lunedì si fermeranno temporaneamente le esportazioni verso gli Usa e l'azienda di Coventry valuterà l'impatto dei dazi sulle attività. Attenzione, però, nulla raccontano che il Gruppo di proprietà indiana è  ha da tempo sospeso la produzione di Jaguar in attesa dei nuovi modelli 100% elettrici ma soprattutto per il flop di tutti quelli termici che dovevano riportare agli antichi splendori il marchio inglese e invece l'hanno affossato. Quindi lo stop inciderà praticamente zero. L'annuncio appare più come una azione di comodo da parte del management o una azioni per creare solo clamore, sempre con secondi fini. Anche perchè negli USA sembrano esserci tante Land sui piazzali invendute...e quindi non c'è tensione con i dealer. Si ricorda che nel 2021 negli USA Land Rover vendette più di 89 mila vetture, nel 2022 scesero a 59 mila e poi nel 2023 66 mila ma nel 2024 ritornarono a 87 mila. In poche parole ci sono sempre state forti oscillazioni e la storia sembra ripetersi in questo 2025. Quindi attenzione alle notizie effetto senza approfondimento.

PS2 Ancora sui dazi:  "Sono ovviamente preoccupata, è un problema che va risolto. Non ne farei la catastrofe che sto ascoltando in questi giorni, che mi preoccupa paradossalmente più del fatto in sé. Parliamo di un mercato importante, quello Usa, che vale circa il 10% della nostra esportazione. Non smetteremo di esportare negli Usa, ma attenzione all'allarmismo che sto vedendo in queste ore", ha affermato il presidente del consiglio italiano Giorgia Meloni che ha aggiunto: "Dobbiamo lavorare sulla competitività delle nostre imprese. Sappiamo che c'è il settore auto colpito dai dazi in maniera importante, quindi forse dovremmo ragionare sul sospendere le norme del Green Deal relative al settore dell'automotive." Se fosse vero, ecco che tutto davvero potrebbe risolversi. 





 

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