C’è chi l’ha e chi no. C’è chi la cura e chi non se ne cura, ma anche c’è chi se ne cura senza troppa convinzione. I peggiori sono però quelli che lo fanno solo per fare guadagno. E visto il crescente interesse economico che gira attorno alla storia dell’auto, questi ultimi sono sempre di più.
PSA di storia ne ha tanta e se ne cura tanto e bene per il bene di tutti da sempre, senza alcuna speculazione. Perché storia è cultura e perché questo Gruppo è attento ai valori importanti che l’hanno reso importante ma hanno anche permesso a molti suoi uomini di raggiungere traguardi prima di altri. Giù quindi il cappello di fronte a PSA.
Citroen e Peugeot hanno lunga tradizione nel Bel Paese, ricordiamo che la filiale in Italia di Citroen nasce sui terreni Alfa e Darracq agli inizi del novecento; la prima auto immatricolata in Italia nell’ottocento è una Peugeot.
In Italia a Sinalunga c’è il Centro Documentazione Storica Citroën e DS e non lontano a San Gimignano c’è la Galerie Peugeot. Questi due luoghi vanno assolutamente protetti, perché gestiti da persone eccezionalmente preparate e appassionate senza alcun scopo di lucro ma solo per dispensare la grande cultura dei marchi di PSA, che hanno rivoluzionato il mondo da quando sono nati.
Nel Centro Documentazione Storica Citroen e DS si scoprono storie incredibili sull’irrequieto Andre Citroen e le sue esplorazioni in Africa e Asia (con le Kegresse che erano auto di serie con ponte posteriore cingolato) attraverso filmati e soprattutto storie tramandate, perché all’epoca era tutto muto, ma anche ci sono tutti i sistemi meccanici/idraulici che hanno rivoluzionato il mondo dell’auto e che hanno servito pure tante Maserati, quando Citroen la fece propria. Tra l’altro dallo storico stabilimento Maserati si è scoperta addirittura in tempi recenti una cartella intonsa di presentazione della DS fine anni sessanta, con un lavoro straordinario di Helmut Newton, che oggi si può ammirare proprio a Sinalunga assieme a una documentazione davvero unica: pensate che era il 1969 e per lanciare in Italia una versione della DS, la filiale italiana ingaggiò il grande Newton, che si espresse in maniera egregia anche se con una foto fece molto scalpore…(andate a scoprirla). Va vista e va letta questa brochure anche per i testi: “Squali dagli occhi di luce, astronavi sfreccianti nello spazio. Quando si fermano, eseguono movimenti ritmati come robot super intelligenti. Appaiono e poi scompaiono lasciandovi solo il ricordo di una potenza fantastica e di una eleganza accecante”. Mette i brividi guardarlo e leggerlo questo depliant della DS come quando davanti agli occhi compare un’opera magistrale di Andy Warhol e l’unica parola che si riesce a esprimere è: “magistrale”. In confronto alla documentazione che oggi si produce nel mondo automotive viene da gridare: torniamo indietro perché quello era un periodo fantastico, geniale, creativo…illuminante. A capo del Centro Documentazione Storica Citroen e DS c’è Maurizio Marini che sta digitalizzando tutto l’archivio. Un uomo mai pago nella ricerca e nel trasmettere il suo sapere. Un uomo modesto come solo i grandi che sanno, sanno essere.
A soli 60 chilometri di distanza si viene invece accolti da Daniele Bellucci nella Galerie Peugeot: un cinquantasettenne speciale come i Peugeot, calvinisti dai grandi fatti e poche parole. Daniele Bellucci ha una intonsa Peugeot degli anni ’30 con meno di 10 mila km percorsi con ancora la protezione sulle portiere anteriori che lascia toccare, aprire per cogliere gli odori e i materiali straordinari con cui è costruita; l’ammiraglia del Tour de France per anni con soluzioni….utili per chi non si può mai fermare (scopritele andando a trovarlo); una 404 cabriolet FAVOLOSA ma tanto tanto altro con storie da far strizzare il cuore e renderlo gonfio d’orgoglio per aver incontrato un italiano di cui tutti devono essere fieri, perché ha fatto tutto Lui, da solo, senza chiedere un soldo a nessuno. Bellucci e Marini due italiani generosi che meriterebbero aiuti da un’Italia che dice di amare la cultura ma alle parole non fa mai seguire fatti.
Di musei, di appassionati tantissimi ne ho incontrati in tutto il mondo. Pochissimi però mi hanno fatto battere forte il cuore dimostrando passione vera e voglia di dispensare quello che sanno agli altri come Bellucci e Marini. E mi hanno anche chiarito le idee sulla Ds.
Pochi sanno che il capo collaudatore delle Ferrari stradali aveva una DS negli anni settanta. Si chiamava Giorgio Enrico. Con questa DS veniva all’isola d’Elba e con un amico, Antonio Bianchi e sua sorella Raffa, ci portava verso Porto Azzurro per farci provare l’emozione della guida veloce. Io, Antonio e Raffa impazzivamo per le auto, per la velocità, forse perché nati a Modena, forse perché figli di ingegneri della Ferrari…seppur Antonio e Raffa avessero perso loro padre proprio a causa della velocità su una Daytona ma non per sua colpa. Su una strada incorniciata da alberi dove era passato Napoleone, Giorgio Enrico affondava sull’acceleratore e per la presenza dei dossi si iniziava a dondolare ma le ruote rimanevano sempre attaccate al terreno. Noi sprofondati sul divano posteriore lo chiamavamo effetto materasso perché era come quando si saltava sui letti, il rimbalzo era sempre dolce, morbido. Lui che guidava al massimo le Ferrari a oltre 250 km/h rideva, mentre l’ago della velocità saliva con calma perché sotto il cofano non c'erano mandrie di cavalli e decantava la sua DS perché mai sollevava le gomme da terra. Noi piccoli volevamo invece volare e rimpiangevamo quando mio padre con le Alfa ci portava e le faceva saltare da un dosso all’altro. La DS non la amavamo proprio ma Giorgio era per noi un mito: però non lo capivamo, non riuscivamo a comprendere perché amasse quella balena bianca con gli interni rossi in velluto. Ebbene, quella strada, quei momenti sulla DS bianca sono un ricordo indelebile. Ma nonostante questo la Ds mai mi è entrata nel cuore fino a oggi. Perché sentendo le parole di Marini, guardando i pezzi con cui veniva costruita, che lui ha esposto e permesso di toccare, osservando la sofisticazione delle bocce, del serbatoio liquido sospensioni…di tutti i particolari che sono esposti a Sinalunga, dopo più di trent’anni non guardo più la DS come una straordinaria opera di design ma di grandissimo ingegno e comprendo pienamente perché un collaudatore tecnico come Giorgio Enrico l’avesse fatta sua e perché ci portava sempre su quella strada decantandone le qualità, cercando di farcele apprezzare non a parole ma con i fatti. Che sono quelli che solo la storia può dire se erano giusti o sbagliati, se si è fatto bene o fatto male, se si deve prendere esempio per un futuro migliore. Perché se non c’è storia c’è poco futuro. Come dimostra il successo degli ultimi modelli di Citroen, Peugeot e DS che al passato strizzano l’occhio.