In questi giorni Milano è presa d’assalto perché è in corso il salone del mobile e la design week.
Attorno alla fiera tutte le strade sono intasate mentre in città regna il caos con decine e decine di eventi fuori salone. Molti inutili pochi utili.
Tutti sono a parlare di design e arredo anche perché riguarda tantissimi settori: da quello abitativo a quello nautico (davanti alla triennale Azimut ha portato un “barchetta” da circa 40 mt. ), da quello automobilistico a quello legato allo sviluppo delle città.
L’automotive che si sta sempre più trasformando in fornitore di mobilità ha portato designer, concept e tavole rotonde alla ricerca di previsioni sul domani, perché quando si parla delle sfide che aspettano l’automobile con il passaggio alla trazione elettrica e alla guida autonoma, con rivoluzioni anche negli abitacoli perché spariranno pedali e volante, da una parte affascina ma dall’altra inquieta gli addetti ai lavori.
In molti, pubblico e media, sono a domandare quando avverrà.
Ma la risposta non arriva perché nessuno la sa dare.
Si fa, allora, filosofia sul cambiamento nelle grandi città anche con importanti personaggi come Carlo Ratti del MIT di Boston, che forniscono sempre qualche spunto in più: l’ultima è che l’energia da fonti rinnovabili quest’anno è riuscita ad essere quella che costa meno in assoluto e se l’auto a guida autonoma arriverà, consentirà un costo di spostamento al miglio inferiore a quello delle metropolitane!
La diretta conseguenza sarà che nessuno vorrà più usare i trasporti pubblici e, quindi, un tracollo del trasporto collettivo ma con il risvolto della medaglia che circoleranno più veicoli di adesso!!! Con tutte le ripercussioni del caso.
Di fronte a questo scenario viene spontanea la frase che il futuro si costruisce insieme ma poi si pensa a quanto si sia diversi e anche a come le differenze economiche stiano aumentando a dismisura, aprendo altri scenari ancora più inquietanti, costituiti da aree perfettamente organizzate e assistite ed altre lasciate all'oblio, perché prive di mezzi e di soldi.
Si ragiona sul numero impressionante di veicoli circolanti nel mondo circa 1,2 miliardi e nel 2035 c’è chi stima si possa arrivare a 2 miliardi perché ogni anno se ne producono 100 milioni e non tutti servono solo per la sostituzione. Considerando che la maggior parte del mondo non sono "città", non tutti i veicoli potranno essere elettrici e autonomi perché necessitano di infrastrutture specifiche. Cresce la convinzione sul rischio di avere due mobilità diverse sullo stesso pianeta o meglio due mondi lontani. Lo scenario più probabile vede dunque chi vivrà in città spostarsi con veicoli condivisi ed elettrici a conduzione autonoma; chi vivrà fuori muoversi con auto di proprietà con motore termico, ancora da guidare per andare dove si vuole e sicuramente meno succubi dell’intelligenza artificiale. Insomma “contadini” che camminano guardandosi intorno e cittadini con testa e occhi sui telefonini mentre anch’essi si muovono! Perchè su questo tutti si è concordi che se non c'è movimento non c'è vita.