Plug in Euro 6e-bis
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17 gennaio 2025

euro 6e-bis: per le plug in cambia e non poco

Le auto di nuova omologazione, dal 1°gennaio 2025, devono rispettare una versione aggiornata della normativa sulle emissioni, denominata Euro 6e-bis.
 
Per la maggior parte delle automobili non cambia nulla ma per i veicoli con tecnologia “plug in” cambia molto.
 
Subito diciamo: finalmente! Perchè come da anni andavamo sostenendo, ci voleva più trasparenza e procedure più attente alla tecnologia “plug in”, sulla carta molto premiante ma non sulla strada.
 
Si ricorda che la prima auto plug in ad arrivare sul mercato era una Volvo nel lontano 2011 e immediatamente mostrò limiti che mai nessuno è riuscito a ridurre in modo drastico per poter far raggiungere a questa soluzione tecnica complessa una competitività degna. Anzi, si può dire che poi la stessa Volvo ha peggiorato le sue “plug in” non utilizzando più motori diesel bensì benzina, come tantissimi altri costruttori. Importante è ricordare che alla fine solo Mercedes offre le plug in con motori diesel, che sono gli unici a sopperire alle richieste maggiori di energia di questa soluzione tecnica dai tanti troppi componenti.
 
Insomma, la tecnologia plug in costava e costa ancora molto, ha molte dispersioni di energia, comporta molto peso in più e l’unico beneficio è che permette di muoversi per qualche decina di chilometri solo con il motore elettrico a zero emissioni allo scarico ma sinceramente è molto poco anche perché quando la si utilizza solo con il motore termico le emissioni sono maggiori di un’auto priva di questa tecnologia. In più negli anni, come avevamo anticipato, è emerso che le vetture “plug in” si svalutano maggiormente soprattutto per il tema legato al decadimento di efficienza del pacco batteria la cui sostituzione incide più di qualche migliaio di euro.  
 
Dal 2025 quindi i nuovi cicli omologativi sulle emissioni delle plug in non saranno più su un test di 800 chilometri bensì di 2200 km e ciò comporta che se una vettura “plug in” poteva dichiarare 45 g/km di Co2 con i vecchi test, ora le emissioni saliranno a 96 g/km. Oltre il doppio!
Quindi anche come consumi le auto “plug in” non potranno più comunicare che in media con un litro di carburante fanno oltre 50 chilometri bensì meno della metà!
 
Per troppi anni la tecnologia “plug in” è passata come poco inquinante e fortemente conveniente nell’utilizzo grazie ai bassi consumi dichiarati quando nella realtà così non era. Anche perché poi non venivano considerati i consumi di energia elettrica. E ciò ha portato molti Paesi a incentivarne l’uso. Ora tutto cambia ma non in Italia grazie ancora una volta a politiche fiscali per le aziende recentemente introdotte che le favoriscono nuovamente. Sigh! E questo è una ulteriore conferma che c’è urgenza in Italia di una classe dirigente più preparata da un punto di vista tecnico sul settore mobilità. Ma anche in Europa ci vorrebbe maggior conoscenza tecnica.
 
Il politico olandese, Wopke Hoekstra, commissario per l’azione clima in Europa rimane fortemente convinto nel mantenere lo stop alle vendite di auto nuove alimentate a benzina o diesel nel Vecchio Continente entro il 2035. 
 

In una recente intervista rilasciata a Bloomberg, Hoekstra ha detto che la Commissione europea "aiuterà i costruttori" a raggiungere il target sulle full electric, stabilito nel 2019: "Faremo del nostro meglio per garantire che il settore auto europeo abbia un futuro molto luminoso qui in Europa", ha detto il politico, che ha di recente iniziato il suo secondo mandato. Come però non lo dice. E quando parla di futuro “molto luminoso” fa venire i brividi perché non c’è visione sulle batterie, materie prime, impatto sull’intero ciclo ma anche assoluta negazione dell’importanza di alcuni asset dell’industria europea che sono stati mandati al macero. La perdita produttiva di oltre 1,5 milioni di auto del più importante Gruppo automobilistico europeo, sembra proprio che non lo riguardino e viene anche da domandarsi se ne è a conoscenza. Ma soprattutto non c’è conoscenza tecnica su cosa è premiante per rendere le auto efficienti e poco impattanti anche da un punto di vista ambientale.
 
Ma anche a livello geopolitico sembra che ci sia una politica miope. Molti costruttori europei per abbassare le proprie emissioni di Co2 continuano a comprare crediti dai produttori di auto 100% elettriche e nessuno se ne preoccupa. E’ da anni che si sa ma nessuno se ne occupa. FCA si è dissanguata nel passato: ha dato miliardi di euro a Tesla, miliardi che al posto di prendere il volo per gli USA potevano essere spesi in Italia per ammodernare stabilimenti ma anche fare automobili più competitive sul mercato globale investendo in aggiunta sulla formazione del personale.
 
Il tema della sostenibilità ambientale continua quindi ad essere valutato in modo molto parziale e con un impatto sulla sostenibilità economica assente ma quello che lascia davvero basiti è che non c’è consapevolezza dei continui errori fatti. Per anni hanno avvantaggiato una tecnologia, tra l’altro molto costosa, come quella plug in. Ora che tutti possono vedere come emissioni e consumi quanto la tecnologia “plug in” aveva valori sballati, superiori al doppio del dichiarato, perché nessuno dice: “Abbiamo sbagliato e non di poco”. E si potrebbe anche aggiungere, provocando ma non più di tanto, che hanno fatto peggio del dieselgate, perché allora il discostamento era attorno al 20%, qui si parla di molto ma molto di più. Più del doppio.

 

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