Non è in discesa il percorso di fusione tra FCA e Renault. In Francia iniziano a sparare siluri su FCA. C’è chi parla di un Gruppo che ha cercato disperatamente di sposarsi perché senza un'ingegneria all’altezza, con mezzi limitati, pochi piani chiari per il futuro e troppo concentrata solo sul mercato americano. I siluri non sono solo per FCA ma anche per lo Stato francese che detiene il 15% di Renault: se avverrà questa fusione, il valore che ne ricaverà sarà basso e lo Stato apparirà come cattivo azionista. C’è chi parla che svende Renault per un piatto di lenticchie! Altri siluri arrivano anche per i dipendenti facendo paventare che sarà difficile che la nuova realtà possa tenere aperte tutte le fabbriche sia in Francia sia in Italia, ponendo l'accento sui tanti stabilimenti Fiat "a scartamento ridotto" in Italia e chiedendosi quanto li vorrà o potrà mantenere ancora così, soprattutto dopo una unione che consacrerà il N.1 di Fiat Elkann Napoleone. Chiusure in Francia e apertura in Italia.
Ma cosa ben più importante, sembra che in Nissan i francesi vengano visti sempre peggio e che pure l’averli avvertiti in ritardo degli incontri con FCA li abbia indispettiti non poco. I giapponesi, come tradizione in questi casi, fanno buon viso e bisogna conoscerli bene per capire dove vogliano andare a parare. In particolare l’altro ieri il presidente di Renault è partito per il Giappone al fine di incontrare e spiegare i vantaggi di questo accordo. Dopo diversi incontri gli uomini Nissan sembra abbiano fatto percepire che non vedano grandi svantaggi ma fanno anche trapelare che debbano essere FCA e Renault a decidere, come dire fate il vostro gioco che dopo noi faremo il nostro! Un approccio che ricorda molto i primi incontri tra Nissan e Alfa Romeo, negli anni ottanta. Avendo conosciuto chi allora li aveva vissuti e ascoltando gole profonde di chi è in Giappone in questi giorni, viene proprio da dire che la strada non è in discesa. Insomma se Elkann vorrà essere Napoleone, bene dovrà muoversi, per non trovarsi in una Waterloo. Come lo fu Arna per l’Alfa. Elkann e i suoi uomini devono calare i tre assi importanti: i brand globali, in particolare Jeep e Alfa Romeo; l’ingegno Fiat che può fare ancora la grande differenza (non si dimentichi mai che hanno fatto oggetti come la 128 che ha aperto alla Golf e a tutte le altre; che hanno inventato il common rail; che già negli anni '80 parlavano di energy saving e start&stop...); il peso USA sia finanziario sia tecnologico perseguendo il metodo Marchionne. Solo così invertiranno i piani e potranno andare in discesa, più veloci, con meno fatica e con più soddisfazione, per tutti.