La crisi dei microchip sta colpendo sempre più duro. Il comparto automotive corre ai ripari chiedendo ai consumatori di rinunciare alle chiavi elettroniche, per ridurre i lunghi tempi di attesa. C’è chi ha tolto per un periodo la possibilità di ordinare l’auto con la chiave elettronica, come BMW; chi consiglia di non ordinare l’auto con key less, come Audi, per avere tempi di consegna meno lunghi; e chi come Toyota consegna l’auto con una sola chiave, promettendo però in tempi successivi di consegnare quella di scorta. Molti pensavano che la crisi dei chip durasse poco, invece come avevamo scritto non poteva essere altrimenti perché troppe aziende produttrici dei microchip hanno preferito uscire dall’automotive che permette margini inferiori. I costruttori di automobili quindi si sono trovati scoperti, tra l’altro in un momento molto particolare per loro perché stanno sempre più infarcendo l’automobile di microprocessori.
I tempi lunghi di sviluppo e la trasformazione industriale in corso, con una visione sempre più offuscata dei top manager automobilistici non aiuterà e non si fermerà solo ai chip, tanto che in queste settimane iniziano a circolare informazioni su crisi di approvvigionamento anche di tante altre componenti, come le batterie ma anche gli acciai e non a caso molte Case automobilistiche stanno studiando piani per allungare la vita dei prodotti perché cresce la convinzione che nei prossimi anni non sarà possibile pensare a numeri produttivi come quelli che si facevano nel passato, anche proprio per carenza di componentistica e materiali. La spinta sull’elettrificazione porta poi molti su terreni inesplorati perché da costruttori li trasformerà in assemblatori con tutti i rischi del caso tra l’altro creando grandi differenze tra quelli che hanno politici più avveduti e chi ha politici sprovveduti che non riescono a cogliere gli aspetti strategici a cui non ci si può esimere dal proteggere. Esempio concreto: le materie prime per le auto elettriche il Governo cinese è da dieci anni che ci lavora, noi in Europa ancora oggi ce ne disinteressiamo e pensiamo a fare fabbriche di batterie senza preoccuparci di dove andare a prendere il litio e cobalto e quali saranno anche le tecnologie che potrebbe avere più “benzina” sulla lunga distanza. Insomma, la crisi dei semiconduttori che avrebbe dovuto essere una chiaro campanello d’allarme utile per cambiare approccio, appare sempre più più come una campana che suona a morto. Inoltre si ricorda che molte consegne delle auto nuove ritardano anche per la carenza delle bisarche perchè mancano autisti. Un po' perchè in questi anni la parte del leone la facevano gli ucraini, poi perché essendoci carenza ci sono offerte maggiori da altri settori come stipnedi, un autista di una bisarca guadagna circa 1800 euro, uno addetto alla piccola distribuzione 2200 euro, quindi preferisce svolgere altra mansione.