Oggi sempre più parlano di sostenibilità, di riduzione delle emissioni...
Tutti mostrano grafici, numeri e progetti mirabolanti.
Cerchiamo di girare il foglio sempre con il fine di avere un mondo migliore ragionando su due oggetti concreti che sono più vicini di quello che si pensi e sui cui numeri vi sono solo certezze.
L'automobile e la casa, da più di un secolo hanno un ruolo molto importante nella vita di tutti noi.
Per decenni la rilevanza per l’automobile e la casa sono state sostanzialmente economiche, in tempi più recenti l’aspetto legato alla sostenibilità è cresciuto in mondo esponenziale. Anche perché i miglioramenti continui legati all’efficienza permettono oltre che impatti minori per l’ambiente e le persone anche risparmi consistenti da un punto di vista economico.
Scorrendo i dati di Climate Watch e del World Resources Institute, si evince che le emissioni correlate all’energia sono la fetta più cospicua, il 73% del totale. Gli usi energetici negli edifici rappresentano il 17,5% del totale, per l’industria il 24,2% e per i trasporti il 16,2%.
Il ruolo dell’efficientamento energetico è strategico come si sa da anni nel settore automotive, considerando che c’è stato in trent’anni un risparmio del 50% netto. Giusto per avere due numeri veri su cui prendere coscienza di questa affermazione, si ricorda che nel 1988 una Fiat Uno turbodiesel con un litro di gasolio percorreva 12,5 chilometri, un modello attualmente in vendita e perfettamente comparabile come la Citroen C3 turbodiesel 75 cavalli con motore e potenza simile, di chilometri con un litro di carburante ne percorre più del doppio, superando i 25 chilometri; lo stesso è avvenuto anche nel segmento superiore, confrontando la Mercedes 190E con la sua erede la Classe C si è passati da 11 chilometri con un litro a ben 22! Praticamente si sono più che dimezzate le richieste di energia per spostarsi tra l’altro benefici rilevanti sia sulla C02 sia sulle emissioni di PM 2.5 e Nox.
L’efficientamento energetico su base multitecnologica pertanto riveste un ruolo chiave non solo perché riduce i consumi a beneficio dei costi ma anche perché permette un impatto molto più basso e salutare per l’ambiente e per l’uomo senza dover scommettere su cambiamenti copernicani sui cui risultati si aprono così tante variabili che il rischio di perdere il filo della matassa da sbrogliare diventa potenziale certezza.
Lo scorso anno, ad esempio, i cittadini svizzeri erano stati chiamati al voto per una legge che prometteva forti riduzioni di emissioni di Co2 ma con così tante zone grigie che alla fine è stata rigettata dai più. Molti dei sostenitori di quella legge erano a favore dell’idroelettrico quando in Svizzera era già stato tutto sfruttato; hanno denunciato impronte di Co2 procapite con valori doppi rispetto a quelli di altri cittadini del mondo (più di 10 ton contro 6 perché consideravano anche quelle emesse dai prodotti importati; quando Cina e Usa emettono rispettivamente 9.838.754.028,00 e 5.269.529.513,00 mentre la Sizzera era ed è attorno allo 0,2%) facendo quindi apparire chiaramente che è un ago in un pagliaio. Alla fine per molti è parso chiaro che quelli che aspiravano a grandi rivoluzioni puntavano più a ricevere sussidi attraverso fondi ad hoc sotto l’ombrello del proteggiamo il pianeta che altro. Anche le grandi aziende sostenevano quella legge perché permetteva loro accesso al mercato di scambio di quote di emissioni dell'Unione europea ma anche finanziamenti di vario tipo andando tra l’altro a discapito delle piccole e medie imprese che avrebbero dovuto pagare costi aggiuntivi. Quindi attenzione alla voce sostenibilità, perché dietro ci sono davvero troppi interessi e troppi numeri con zone d’ombra che fanno molto comodo.
Ancora oggi ad esempio troppi parlano di sostenibilità ma gran pochi scindono e soprattutto pesano le emissioni nocive per l’ambiente e per l’uomo con valori e dati pazzi quanto quelli che escono dalla ruota del lotto così che si possa sostenere tutto e il contrario di tutto. Per questo avere dei dati oggettivi su cui ragionare è fondamentale come quelli appunto delle auto che tutti hanno avuto la possibilità di toccare con mano. Si ripete: se negli anni ottanta per muovervi mi servivo di una Fiat Uno con cui percorrevo 12 chilometri con un litro e oggi con una Citroen C3 ne percorro 25 significa concretamente che emetto la metà. Un risultato che gran pochi hanno ottenuto e soprattutto possono dimostrare così concretamente. Da dieci anni abbiamo ad esempio auto elettriche: quanta energia hanno risparmiato con l’evoluzione del prodotto in un lasso di tempo tanto lungo? E quanto le batterie si sono efficientate?
Nell’automobile in questi ultimi vent’anni, da quando è stata introdotta l’alta pressione nei motori con l’iniezione diretta sia per i benzina sia per i diesel, grazie a Bosch si sono raggiunti miglioramenti davvero incredibili; nell’edilizia invece non si è arrivati a tanto, ma ora è il settore che concretamente ha moltissimo da esprimere soprattutto se l’approccio sarà quello multi-tecnologico. Si consideri, che si può arrivare a un -60%!
Il Gruppo Bosch è da anni impegnato nel raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica anche nel settore dei sistemi di riscaldamento. Oltre un terzo delle emissioni di CO2 nell’ambiente deriva dagli edifici. Per questo, a partire dal 2018, Bosch ha investito oltre 400 milioni di euro nelle pompe di calore e sono pianificati investimenti di ulteriori 300 milioni di euro, con l’obiettivo di rispondere puntualmente alle esigenze dei singoli mercati.
Il percorso verso la sostenibilità ambientale non è dettato unicamente dai processi di elettrificazione ma anche dall’utilizzo di gas verdi, come l’idrogeno. Già oggi, le caldaie Bosch possono funzionare nella massima sicurezza con una miscela di gas che contiene fino al 20% di idrogeno. Questo significa che sostituire una vecchia caldaia con una nuova a condensazione non solo farebbe vedere i propri consumi di gas metano ridursi fino al 30%, ma si sarebbe già pronti ad accogliere miscele di gas idrogeno fino al 20% quando questo sarà reso disponibile anche nella rete di distribuzione italiana (il 70% della rete di trasporto italiana è H2-ready).
Proprio credendo nello sviluppo di questo nuovo vettore energetico pulito, Bosch ha già avviato sperimentazioni sul campo sia in Inghilterra sia in Olanda di caldaie alimentate al 100% da idrogeno e prevede di renderle disponibili per la produzione in serie a partire dal 2025. In questo percorso verso la sostenibilità, ricopre un ruolo fondamentale anche la digitalizzazione: per questo, Bosch ha sviluppato nuovi sistemi di gestione intelligente delle diverse fonti energetiche impiegate negli edifici per assicurare il comfort domestico, capaci di offrire opportunità di risparmio energetico fino al 60%. Tutto questo rientra nella mission di Bosch Termotecnica Make. Home. Comfort. Green. ovvero sviluppare e produrre prodotti e servizi per ogni esigenza di comfort domestico nel rispetto dell’ambiente, migliorando la qualità della vita delle persone in modo intelligente ed ecologico.
Per raggiungere la neutralità climatica, come previsto dal Green Deal Europeo, è necessario non solo ridurre le emissioni inquinanti in atmosfera, ma anche incrementare l’utilizzo delle fonti rinnovabili. In Italia, gli edifici residenziali rappresentano una quota importante del consumo energetico totale: impiegano più del 25% dell’energia primaria e sono responsabili di circa il 20% delle emissioni di CO2 in atmosfera, oltre ad essere il principale utilizzatore di gas con circa 30 miliardi di metri cubi (il 40% del totale del gas utilizzato dal nostro Paese). All’interno degli edifici, oltre il 60% dell’energia consumata deriva dal riscaldamento, principalmente a gas. La rete di trasporto e distribuzione del gas naturale collega oltre 21 milioni di utenze domestiche. Inoltre, circa 7 milioni di utenze utilizzano il GPL. Il parco edilizio residenziale in Italia è prevalentemente datato e poco efficiente; solo il 5% degli edifici, infatti, appartiene alla classe energetica A. Per quanto riguarda il riscaldamento, l’87% degli impianti è alimentato a gas, il 9% con elettricità, poco meno del 2% con gasolio e la restante parte con biomassa o teleriscaldamento. Buona parte degli impianti di riscaldamento sono inefficienti e con elevate emissioni di CO2 in atmosfera: circa 13 milioni di apparecchi a gas sono caldaie convenzionali, molto più inefficienti e inquinanti delle più moderne caldaie a condensazione. Sono inoltre presenti circa 400 mila caldaie a gasolio. Le più moderne ed efficienti caldaie a condensazione sono oltre 5 milioni, mentre le tecnologie in pompa di calore elettrica sono circa 1,6 milioni.
Le emissioni in atmosfera possono essere stimate in circa 44 milioni di tonnellate di CO2. Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione fissati dall'UE, entro il 2050, sarà necessaria una combinazione vincente di misure e di tecnologie. Per questo, Bosch Termotecnica e la Fondazione Eni Enrico Mattei hanno realizzato uno studio che presenta un'analisi di possibili scenari che mettono a confronto la penetrazione di diverse tecnologie di riscaldamento degli edifici residenziali. All’interno dello studio è stata simulata l’evoluzione del parco impiantistico immaginando che la spinta verso l’elettrificazione del riscaldamento sia la massima possibile. Inoltre, sono stati considerati: