La politica tedesca e francese sta pensando al da farsi con l’industria dell’auto.
C’è chi opta per lasciarla a “bagnomaria” e chi invece spinge per pesanti…spinte.
In entrambi i casi quello che sta succedendo in queste settimane è importantissimo perché riguarda tutti.
Gli unici, come al soliti assenti nelle strategie a lungo termine, siamo noi italiani sempre bravi nel mangiare l’uovo oggi e non a prendere la gallina domani.
In Francia, ieri, ad esempio concreto, il deputato verde francese Matthieu Orphelin ha protestato contro il piano di aumentare la partecipazione statale in settori come l'industria automobilistica o aeronautica, che sono stati gravemente colpiti dall'epidemia di coronavirus.
Se passeranno gli aiuti di Stato questo comporterà un cambiamento importante anche sul prodotto e sugli equilibri mondiali che si erano raggiunti.
L’auto a guida autonoma potrebbe entrare quindi prepotentemente nelle città come veicolo per tutti sotto forma di robot taxi. E c’è già chi immagina che si possa progettare un unico modello da far poi produrre a tutti, cambiando solo il marchio.
C’è di più: la corsa dell’auto elettrica potrebbe accelerare di parecchio se le verranno dati robusti anabolizzanti (soldi dello Stato) per gonfiarle i muscoli, grazie al messaggio sbagliato, che oramai è passato, che “non inquina”.
Così anche Matthieu Orphelin potrà accettare e favorire gli aiuti di Stato per una industria dell’auto che ai suoi occhi sarà più…verde.
Peccato che come insegna Covid-19 alias Coronavirus, per alcuni “fenomeni” i confini non esistano. In primis per l’inquinamento, generato per dare energia e movimento all’auto elettrica, che si ricorda abbisogna o di petrolio o nucleare per muoversi in grandi quantità. E attenzione: con un impatto ambientale nettamente maggiore rispetto a quello di un’auto con motore a combustione.
Ma, di questi tempi, tale concetto non interessa perché non si vuole approfondire e vedere oltre il proprio naso.
Come nel caso di Covid-19 che, all’inizio, secondo alcuni “esperti” si trattava di poco più di una influenza.
Insomma come si era già scritto il 19 marzo proprio qui su Overmobility è in piena attuazione un colpo di timone causa Coronavirus per far cambiare rotta a molte industrie dell’auto in Europa a suon di interventi di Stato e se succederà dalla padella alla brace si passerà.
P.S.1: L’altro giorno stavo leggendo degli appunti vergati durante alcuni incontri con l’on. Gianni de Michelis sul tema aiuti nazionali-Alfa Romeo-Alfa Sud-Arna-Agnelli-Fiat. Con il brillante politico veneziano si parlava di un’epoca dove i soldi a pioggia dallo Stato non mancavano. Come alcuni vorrebbero fare oggi. Dopo diversi incontri si arrivò alla conclusione che gli aiuti di Stato per l’industria dell’auto si rivelarono assai controproducenti perché: “Ognuno spende quello che ha in tasca per un suo tornaconto. C’è chi spende per le bionde; chi per lo sport; chi per le vacanze…la maggior parte dei politici per ottenere voti. Il punto è che nell’industria, soprattutto dell’auto, quello che spendo bene ora lo vedo dopo molti anni, quando magari non ci sarò più; mentre se lo spendo anche su azioni effimere ma di impatto raccolgo subito”. Per questo, detto tra di noi, gli interventi di Stato sull’industria dell’auto non sono mai stati una mossa vincente. Comportano, inoltre, lotte intestine sulle spalle dello Stato che poi non va mai sottovalutato e dimenticato prende dalle tasche dei cittadini. Non si dimentichi che in Italia lo Stato pagava l’Alfa ma erogava anche alla Fiat e si arrivò al punto della follia pura con l’alleanza tra i due poli sull’affaire “pianale comune” per alto di gamma (164.Thema.Croma.9000) che comportò un cortocircuito letale per l’industria dell’auto italiana.
P.S. 2 : Sempre pescando nei libriccini degli appunti scritti duranti incontri importanti, ho trovato anche un pensiero di un uomo illuminato come l’on. Beniamino Andreatta che ridusse il ruolo dell’IRI. Nell’incontro con Andreatta emerse che gli aiuti di Stato comportavano accentramenti nelle mani di pochi con conseguenze tutt’altro che positive perché minavano la libera concorrenza che è il seme della crescita.
P.S. 3 : Un altro brutto esempio di statalizzazione nel settore automotive si ebbe in UK con British Leyland negli anni settanta. Il Gruppo produceva auto con marchi importanti come Jaguar, MG, Mini… Alla fine dopo una perdita di denaro incredibile tutto passò nelle mani dei privati perché il sistema statale anche là non funzionò. Jaguar trovò pace solo con l’ingresso di Tata, Mini con i tedeschi della BMW, MG finì in mani cinesi dove lo Stato ha un ruolo preponderante e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, è sparita.
P.S. 4 Nell’industria dell’automobile negli ultimi vent’anni non bisogna mai dimenticare che l’unico sistema vincente è stato quello tedesco dove di aiuti di Stato gran poco c’è stato. BMW, Daimler e il Gruppo Volkswagen sono stati lasciati liberi di muoversi esclusivamente con i loro denari. Il risultato è stato che la competizione ha generato prodotti eccellenti con risultati incredibili di crescita ma anche ha permesso di raggiungere dei traguardi importanti su prestazioni ed emissioni-comsumi. Con auto che sono arrivate a percorrere anche con un litro cento chilometri o auto che hanno dimezzato gli spazi d'arresto per una sicurezza attiva vera e che salva vite. E qui un parte del merito va anche all'industria italiana Brembo. Ora questo modello alcuni vogliono metterlo alla berlina non ricordando che mostri ha generato.