In questi giorni si parla molto della possibile produzione, in stabilimenti ex Fiat e Alfa Romeo, di vetture cinesi in Italia.
In particolare di vetture del brand LeapMotors, di cui il Gruppo Stellantis detiene quote e alcuni diritti. 
L'idea è davvero bizzarra perché fino ad oggi si diceva che produrre in Italia "costa caro" e quindi nel Bel Paese si potevano fare solo auto ad alto margine. 
Ora invece sembrerebbe il contrario!

Da anni molti costruttori si lamentano che a fare auto di segmento A e B non si guadagna abbastanza.
Ma adesso invece passa il concetto che piccole cinesi si possono fare e sono redditizie. 
Viene da pensare che questa possibilità sia possibile solo con concetti di fabbriche cacciavite che poca manodopera abbisognano ma anche poco lasciano all'indotto.

La certezza è che oggi come non mai se ne sentono di ogni e fin quando non si vede concretamente uscire qualcosa forse è anche inutile parlarne. E detto tra di noi, soprattutto se in alcune aziende vi sono top manager che di prodotto auto poco ci capiscono, come l'AD di Stellantis Tavares.

E ciò dovrebbero fare anche i politici imparando e valutando con chi parlano, per non trovarsi in situazione imbrazzanti, come nel caso SILK in Emila Romagna che nel 2021 aveva promesso 1000 assunzioni, stabilimento da 300 mila metri quadri... nel 2023 la prima supercar elettrica firmata de Silva... con Bonaccini in pole position a plaudire e benedire l'operazione. Operazione che non è mai partita ed esistita. E che si sapeva che non poteva esistere nei tempi e modi che erano stati annunciati.