C’è tensione in Volkswagen. I guadagni su alcuni modelli sono troppo bassi (e quasi sicuramente ci saranno aumenti di prezzo) ma anche ci sono troppe versioni. Quindi c’è l’intenzione di ridurre il numero di varianti come motori e cambi. Inoltre gli investimenti per la mobilità elettrica iniziano a pesare e creano malumori anche perchè potrebbero portare meno posti di lavori. C’è pure da aggiungere che il diesel è sceso di quota, da oltre il 50% a meno del 40%, così la produzione di motori a benzina cresce (l’1.5 TSI dovrebbe essere portato a oltre un milione di pezzi) ma si riduce quella dei motori a gasolio. C’è poi la spada di Damocle delle multe sulla CO2: i SUV Volkswagen si vendono e sono in crescita (soprattutto T-Roc e Tiguan) ma comportano un aumento di emissioni CO2 con potenziali multe se non si inseriranno in fretta versioni plug in che abbasseranno i valori. “La Tiguan ibrida plug in deve arrivare sul mercato prima possibile!” è l’ordine.
E qualcosa deve essere fatto anche sulla Touareg a livello di ibrido plug in perché grazie al ciclo di omologazione che favorisce questa catena cinematica si riuscirebbe ad evitare le sanzioni della politica. Insomma, di granitiche certezze in Volkswagen oggi come in tutta la Germania ve ne sono sempre meno. Herbert Diess, il Ceo di Volkswagen, è sotto attacco. E i sindacati che in VW sono importanti borbottono perché preoccupati per il rischio concreto di tagli di personale negli stabilimenti tedeschi.