Cupra Ateca: buona la prima? Non proprio. E per questo entra nell’area Disapproved la Cupra Ateca. Una SUV super sportiva sulla carta ma che su strada svela uno sterzo poco diretto e non ben raccordato con la spalla ribassata dei pneumatici 245/40 r19. Pertanto quando la si butta tra le curve se si da tanto sterzo si impunta, se se ne da poco, poco gira! Tanto che viene da dire: manca un preciso compasso tra le mani con cui disegnare millimetriche traiettorie. Ma c’è anche dell’altro. Quando si accelera, se non si tiene l’assetto in configurazione Cupra, alza la “prua” come un Riva Ariston quando deve andare in planata. Certo, questo effetto si riduce se si opta per la regolazione Cupra che la rende dura e rigida come un ferro da stiro ma su strada non è consigliabile selezionarlo perché non appena il fondo non è tirato come un tavolo da biliardo si salta come canguri e quando si salta oltre a non avere comfort si hanno anche meno performance perché i pneumatici lavorano male.
Più la si analizza portando l’acceleratore contro il pavimento e meno convince la prima automobile firmata dal nuovo marchio spagnolo. Il cambio è il doppia frizione a sette marce del Gruppo VW a cui questo marchio spagnolo appartiene, i cui prodotti hanno come base modelli Seat. Prima e seconda sono parecchio corte mentre la settima è lunga per abbassare il regime alle velocità autostradali. La prima scelta poco la si condivide, la seconda invece si. Parlando con chi la sviluppata, la scelta di un “primino” si giustifica con il desiderio di darle anche capacità in off road ma sulla seconda marcia sempre corta non si capisce il motivo, se non la paura di rimanere sotto coppia nel passaggio tra prima marcia corta e seconda marcia più lunga. Da un marchio nuovo con missione di dare qualcosa in più ci si aspettava di più. Pure il motore arriva dalla banca organi del Gruppo VW. E non è una novità e nemmeno il più potente perché Audi, ad esempio, impiega da tempo già una versione da 310 cavalli.
Il 300 cavalli di questa Cupra Ateca è un buon 4 cilindri ma non più punto di riferimento. Sente il peso degli anni e l’arrivo di motori della concorrenza migliori. Da 0 a 100 la Cupra Ateca accelera in 5.2 secondi. La velocità massima è di 247 km/h. Se si va piano si fanno anche i 12 chilometri con un litro, se si affonda anche 7. Dove manca questo quattro cilindri è nell’allungo perché più di tanti giri non prende. E’ un motore che spinge forte agli intermedi ma che manca un po’ di emozione agli alti perché non sale con rapidità. Sembra che i suoi pistoni siano gran poco leggeri e tutto “nervi”. Pertanto si guida di coppia e di turbo. Non serve tirare le marce. Allora ecco che guidando così si va svelti e si apprezza meglio il tutto ma non si sarà mai primi. All’interno di Cupra Ateca spicca il guscio in finto carbonio sul coperchio clacson volante con relativo marchio dal design tribale. Il finto carbonio c’è pure sulle spallette dei sedili. La strumentazione è digitale e configurabile.
Non ci sono inserti particolari in rame, il colore del marchio Cupra, non ci sono luci rame o dettagli ricercati, tutto è un po’ insipido. La si osserva da fuori questa suv sportiva da 44 mila euro: dietro colpiscono i 4 scarichi tondi (qualcosa di più esclusivo potevano pensarlo, sembrano proprio quelli dell’Audi S3), i cerchi ramati optional da 1000 euro e l’impianto frenante potenziato della Brembo che costa oltre 2 mila euro. Tirando le somme il primo prodotto del neo nato marchio Cupra è stato preparato da chef che si sono dimenticati di usare sale e pepe oltre che peperoncino, pertanto manca di gusto. L‘unico ingrediente riuscito è l’impianto frenante ma attenzione se si spendono più di 2 mila euro per avere il sistema Brembo. Una carta che conviene assolutamente giocare se si pensa di prendere quest’auto per avere almeno un asso nella manica. La Cupra Ateca a breve avrà altre sorelle. C’è da augurarsi più ricercate.