Pacco batteria auto dove lo metto?
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9 maggio 2020

darsi una mossa sullo smaltimento delle batterie

Parlando con alcuni tecnici è ancora convinzione che quando i veicoli elettrici avranno percorso tra i 150.000 e i 200.000 chilometri, le batterie andranno sostituite poiché la loro capacità scenderà anche del 70 percento.
 
Il che vuol dire: quando i veicoli sono nuovi e promettono un’autonomia di 400 chilometri poi ne faranno solo 120 tra una ricarica e l’altra.
 
Ma non c’è solo la distanza da considerare: c’è anche il tempo. E su questa voce si stima che la durata di un pacco batterie sia di 8 anni. E non forse a caso la maggior parte dei costruttori non garantisce oltre i 6-8 anni il pacco batteria. Garanzia, che non va sottovalutato, ha molti vincoli perché si sta parlando di materiale di consumo.
 
Altro tema: non bisogna poi sottovalutare che non ci sono regole sulle dimensioni dei pacchi batterie e nessun impegno che possano essere disponibili come ricambi anche in un futuro non prossimo: potrebbe quindi accadere, come accade con molti prodotti come macchine fotografiche, lettori musicali, telefoni, che oggetti ancora funzionanti non saranno utilizzabili perché non si troveranno le batterie compatibili!
 
Insomma, in tempi non lontani, se l’auto elettrica si diffonderà, tante batterie esauste si avranno sul pianeta Terra, magari anche tante auto ancor efficienti ma non utilizzabili e quindi per non trovarsi impreparati bisognerebbe iniziare a darsi una mossa.
 
Giusto per avere due numeri in più: quest’anno in Europa si dovrebbero vendere più di 500 mila vetture elettriche. Facendo la media tra auto con batterie meno capaci e quelle più capaci, il peso medio dovrebbe essere di circa 300 kg che significano 150 milioni di kg di materiale che non andrà mai sotto una pressa. Considerando la voce ingombro, e ipotizzandole di metterle in fila, lo spazio necessario arriva a coprire una distanza che va da Milano a Napoli, con una larghezza di più di un metro! Tutto ciò per 500 mila vettura. Pensiamo quando se ne venderanno milioni cosa succederà!
 
Attualmente c’è grande movimento sui sussidi per incentivare la mobilità elettrica ma non sulla loro futura sostituzione e sul loro smaltimento. Smaltimento di una batteria che costa secondo alcune nostre fonti attorno ai 5 euro al kg, quindi qualcosa come 1500 euro per una batteria media, più di 2500 per una batteria importante quale quella di una auto elettrica potente!
 
Tutto ciò porta a dire che se non si interviene rapidamente un vero disastro ecologico ed economico si prospetterà ai nostri occhi.
 
Attualmente in Corea, dove vengono prodotte il maggior numero di batterie per il settore automotive, chi si occupa dello smaltimento è l’organizzazione indipendente Korea Automotive Recyclers Association che non sembra abbia alcun controllo da parte del governo per come raccoglie e elimina le batterie scariche. In parole semplici: il governo non conserva alcun dato su come vengono raccolte le batterie scariche e quali misure di sicurezza vengano prese per conservarle! E attenzione: un privato che ha acquistato e pagato un’auto elettrica, sembra non abbia alcun obbligo di occuparsi dell’eventuale smaltimento.

Il punto che deve essere chiaro è che una batteria di un’auto elettrica è pericolosa e come tale va trattata anche a fine vita. E’ vero che c’è chi pensa a una seconda chance dopo quella nell’automobile, magari usandola come accumulatore in casa, ma ciò non deve far perdere di vista che anche un domani, dopo la seconda vita, qualcosa di questa batteria si dovrà fare. E non si sta parlando di batterie che stanno in un mano come quelle dei telefoni ma di mostri grandi e pesanti molto più di un uomo.
 
Una società importante come SungEel HiTech, specializzata nel riciclaggio di batterie agli ioni di litio, ha dichiarato di aver riciclato 3.000 tonnellate di batterie EV l'anno scorso, ma si è lamentata della redditività per il poco cobalto che è riuscita ad estrapolare.
 
Nell’isola della Corea di Jeiu hanno approntato recentemente un centro di raccolta e di riciclaggio. Interessante sarà vedere nel breve termine il suo funzionamento, la sua resa e l’impatto. Magari potrebbe essere studiato come progetto pilota per una nuova attività da impiantare in Sicilia o in Sardegna può pensare qualcuno, ma attenzione che non si riveli poi nel tempo, come già storia insegna, dell’ennesimo mostro che trasforma un paradiso in un inferno.

 

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