Michelin, come Volkswagen e Bmw, frena la produzione in alcuni dei suoi stabilimenti in Europa a causa dei problemi legati alla guerra in Ucraina.
“Ogni sito deciderà la durata specifica e le modalità di attuazione, ma queste interruzioni dovrebbero riguardare la maggioranza dei siti – ha dichiarato un portavoce del gruppo – stiamo affrontando notevoli difficoltà in termini di logistica e trasporto per rifornire gli stabilimenti ed effettuare le consegne ai clienti”.
Mancanza di componenti per i costruttori dai microchip ai cablaggi, rincari delle materie prime ma anche scarsità, sta fermando molti.
I microchip ricordiamo che arrivano dall’Asia mentre i cablaggi dall’Ucraina.
La delocalizzazione di diverse attività industriali per approfittare del basso costo del lavoro sta pesando sempre più sui colossi europei che hanno fatto scelte poco avvedute per incrementare i loro già pingui utili.
Negli ultimi giorni hanno chiuso gli impianti della tedesca Leoni, della giapponese Fujikura e della francese Nexans. Il risultato? Volkswagen ha sospeso per alcuni giorni le attività tra Zwickau, Dresda e Wolfsburg, in Germania, e a Poznan e Wrzesnia, in Polonia; Porsche ha fermato Lipsia; BMW ha interrotto la produzione a Monaco di Baviera e Dingolfing.
I cigni neri come diceva Sergio Marchionne arrivano quando meno te lo aspetti ma come gli si ricordava possono anche arrivare per scelte sbagliate.
Come si è visto con la delocalizzazione sull’Asia e ora anche sull’Ucraina ma pure per scelte tecniche scellerate come la corsa a trasformare l’auto in uno smartphone che ha portato a una presenza di elettronica sconsiderata e conseguentemente chilometri di cavi in vettura con impatti su costi e ambiente fuori controllo. Oggi non si dimentichi mai che di cavi in un’auto ce ne sono per chilometri e che con l’elettrificazione aumentano non solo nella lunghezza ma anche nello spessore e quindi nel peso.
A fronte di ciò sarebbe quindi arrivato il momento che si ripensasse al concetto automobile fine a sé stesso, cioè a mezzo dedicato alla mobilità individuale cercando di ritrovare una catena di fornitura "nostrana" e anche semplificando il veicolo così da farlo davvero impattare meno.
Giusto per non dimenticare, quando si apre ancora oggi il coperchio del cofano motore di un’Alfa degli anni settanta/ottanta è tutto un made in Italy (Magneti Marelli, Carello, Spica, Campagnolo…) in tutti i componenti. Un ripensamento attraverso politiche stimolanti anche grazie al Pnrr non sarebbe quindi auspicabile ma indispensabile. Per non trovarsi ancora con queste problematiche. Perché se sbagliare è umano, perseverare è da imbecilli.
Infine una nota importante: occhio se dovete cambiare pneumatici a breve perché tra fermi impianti e rincari materie prime prevenire è meglio che curare.