I rischi dell'auto elettrica
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28 dicembre 2021

chi ha le chiavi dell'auto elettrica

In molti in Europa son convinti che l’auto elettrica porti benessere e un aria migliore.
Come sempre detto però ci sono tanti ma e altrettanti se che non tutti colgono per interessi ma anche perché fortemente miopi.
Oggi in uno dei maggiori produttore Paesi di batterie, la Corea, è in corso una acceso dibattito sulla troppa dipendenza da chi ha le materie prime, in particolar modo la Cina.
 
Tanto che c’è chi sostiene che l'attuale carenza di soluzioni di urea in Corea del Sud è solo un trailer di un film drammatico che potrebbe presto essere proiettato.

In particolare sono sempre più a temere che la Cina possa creare un'altra ondata di crisi della catena di approvvigionamento in Corea e, la prossima volta, l'industria più legata all’elettrificazione potrebbe essere l'obiettivo.
 
I colossi di batterie come LG Energy Solution, Samsung SDI e SK tremano perché cobalto, manganese e litio che gli servono provengono per più del 60% dalla Cina. E attenzione: una dipendenza così forte dalla Cina non sarà diversa nei loro impianti di produzione sia in Europa sia negli Stati Uniti. Pertanto cosa può succedere? Semplice che se non arrivano le materie prime la produzione si ferma!

Le batterie dei veicoli elettrici utilizzano metalli costosi come materie prime, tra cui cobalto, nichel e manganese. Questi metalli assorbono il 70-80% dei costi totali. Se la Cina limita le forniture di uno solo di questi metalli, il magico trio di aziende coreane che producono di batterie, nonostante controllino il 40% del mercato globale delle batterie per veicoli elettrici, potrebbero improvvisamente trovarsi fermi. E con loro tutti quelli che producono auto elettriche ma anche tutti quelli che vogliono la mobilità elettrica.
 
Un problemino mica da poco.

Il manganese è un metallo comune ma la Cina è quella che gestisce ben il 90% del manganese utilizzato per le batterie dei veicoli elettrici. Decine di aziende cinesi di manganese hanno aderito a un'iniziativa sostenuta dallo Stato e hanno formato un'organizzazione simile a un cartello chiamata "Manganese Innovation Alliance". Dalla sua istituzione, il cartello ha aumentato il prezzo del manganese. Il prezzo, che si attestava a $ 1.145 per tonnellata nell'ottobre dello scorso anno, è più che raddoppiato a $ 2.505 lo scorso ottobre, secondo i dati del Korea Mineral Resource Information Service.

Il manganese non è l'unico metallo la cui fornitura è in balia della Cina. Sebbene il 70% del cobalto mondiale sia estratto in Congo dove i cinesi sono ben presenti, c’è un altro punto da non sottovalutare: il 72% delle forniture globali viene purificato e raffinato in Cina. Quindi oltre alla materia prima c’è anche il tema della lavorazione, che passa ancora una volta dalla Cina.

L'Australia, il più grande produttore mondiale di litio, esporta l'89 percento delle forniture in Cina perché la maggior parte dell'infrastruttura per elaborare il litio per le batterie dei veicoli elettrici si trova lì. Appunto.

Inoltre, la Cina sta spendendo miliardi di dollari in Indonesia, che rappresenta il 30% della produzione mondiale di nichel. Con enormi capitali, diverse aziende cinesi stanno creando infrastrutture per lavorare il metallo a livello locale.

Insomma, la Cina ha operato in modo molto chirurgico e a oggi tiene in mano la mobilità elettrica di tutti. In Corea si sono accorti di ciò e stanno ragionando. Noi in Europa?

In più la Cina, che ha prodotto circa il 90% delle terre rare del mondo nel 2019, sta mostrando segni per consolidare ulteriormente il suo dominio. Le autorità cinesi hanno annunciato a settembre che avrebbero unito tre produttori nazionali di terre rare per creare una gigantesca compagnia statale.
 
E questo avrà risvolti anche sui semiconduttori che oggi hanno fermato le industrie dell’auto e come avevamo scritto questa crisi durerà a lungo anche perché su un’auto termica sono presenti circa 40 chip sic mentre su una elettrica ben più del doppio considerando anche quelli necessari ai sistemi din ricarica. Quindi se c’è crisi già oggi con un buon -20% di produzione di auto termiche, è da folli pensare che tutto si possa superare con un semplice schiocco di dita. Anche perché per l’auto elettrificata si necessita di più del doppio della produzione di chip di quella di oggi.

In tutto questo ci sono poi da non trascurare per l’Europa i rischi di perdite di lavoro della filiera come giustamente ricordano Anfia e Unrae, quest’ultima con un duro comunicato dopo le decisioni del Cipe di aprire le braccia ma non i cordoni della borsa all’elettrificazione pura. Un comunicato quello di Unrae che segna anche finalmente un cambio di passo che ci voleva in un settore dove c'è troppo buonismo che a oggi ha portato solo malanno.
Per leggere il comunicato di Unrae basta digitare: http://www.unrae.it/sala-stampa/altri-comunicati/5620/unrae-il-cite-da-lo-stop-allendotermico-per-il-2035-ma-senza-definire-una-strategia-chiara-e-senza-un-piano-di-investimenti-pubblici

 

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