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24 febbraio 2024

Fedez e Olivier Francois

Breve premessa: la storia è storia e il tempo è galantuomo. Entrambi servono a capire dove si è sbagliato per migliorarsi ma anche dove si è fatto bene per proseguire su quei passi. Due uomini, Fedez e Olivier Francois, per le loro posizioni rilevanti nella società su questo dovrebbero riflettere un po’ di più. Anche perché entrambi, per molti giovani, vengono presi come esempio.
 
Recentemente Olivier Francois, attualmente N.1 di Fiat e responsabile marketing del Gruppo Stellantis, è stato intervistato da Fedez, nel podcast Wolf, storie che contano. 
 
Un podcast accattivante, anche molto piacevole, dove però non si capisce chi sia il lupo più graffiante: il manager perché non accenna a un minimo di autocritica o il secondo perché quando fa comunicazione non presta abbastanza attenzione ai messaggi e alla creazione dei miti? 
 
Il manager francese ha parlato di molte cose. Tra le tante ha ricordato che quando dirigeva la filiale italiana di Citroen, agli inizi degli anni duemila, il successo arrivò grazie alle sue campagne di marketing, in particolare ricordando quella con Simona Ventura. Poi ha anche raccontato che quando da Citroen passò in Fiat, si trovò ad affrontare molte sfide, tra cui il rilancio del Gruppo italiano attraverso nuovi modelli come l’erede della Fulvia, ma che non andarono in produzione perché mancava tecnologia, il pianale. E pescando sempre nella sua memoria ha anche raccontato delle sue partite a poker con Sergio Marchionne. 
 
Riassumendo quei tre passaggi dell’intervista di Wolf noi abbiamo capito che: è grazie a lui che Citroen Italia ha avuto risultati eccezionali agli inizi del duemila; se Fiat avesse avuto tecnologia, Lui avrebbe riportato in vita modelli iconici e che toccano ancora il cuore di molti italiani e che se non sono stati fatti è stata colpa della Fiat di allora; e infine ciliegina sulla torta, che il super top manager Sergio Marchionne, a Lui molto ma molto vicino, giocava a poker per piacere. 
 
Avendo vissuto quegli anni in posizioni privilegiate, ricordiamo che:
 
- il successo di Citroen Italia nel periodo in cui la filiale era diretta da Olivier Francois, non si doveva al marketing ma al prodotto: in particolare a due prodotti molto indovinati, come la C3 e la Picasso. Quindi il successo non si dovette alla sua genialità ma a quella degli ingegneri di prodotto. La Citroen C3 era nata sotto una ottima stella, non solo per il prezzo d’attacco, 10.300 euro, ma proprio per i contenuti del prodotto, a partire dalla sua originale e funzionale linea (a uovo) che permetteva di ottenere una cabina abitacolo molto spaziosa in altezza così da permettere sedute alte per agevolare anche le salite e le discese in vettura, oltre a migliorare la visibilità. La Citroen C3 prima generazione era un’auto che non aveva bisogno di operazioni di spinta commerciale per essere venduta da parte di nessun dirigente con spiccate capacità di marketing. Poi c’è anche da aggiungere che Citroen prima della C3 e della Picasso aveva una gamma prodotto vecchia e poco interessante, c’era la Saxo, la Xsara, la Xantia, la Xm…, tutte auto difficili da vendere e non a caso la filiale italiana prima dell’arrivo della C3 e della Picasso andava molto ma molto male. L’arrivo dei nuovi prodotti permise ottimi risultati economici e di volumi con incrementi a due cifre (crescita del 67% registrata dalla Marca in Italia nei primi otto mesi del 2003 rispetto allo stesso periodo del 2002) ma lo si ripete non certo grazie all’arrivo di Francois Olivier. Per essere il più chiari possibile, i meriti vanno a chi ha ideato quelle auto e non al commerciale che ha avuto la fortuna di essere nel posto giusto nel momento giusto. In una società sempre più orientata sul marketing è importante ricordare il valore del prodotto che è quello che fa davvero la differenza. Nell’industria dell’auto negli ultimi dieci anni in Europa si è corso troppo nella direzione del marketing sopra tutto e tutti e le conseguenze le stiamo vedendo: le auto per tutti sono sempre meno, i prezzi delle auto sono in continua ascesa con incrementi anche superiori al 30%, la concorrenza asiatica trova pancia molle; le fabbriche italiani sono al lumicino…
 
-sempre nell’intervista con Fedez, Olivier Francois ha parlato anche di Lancia e della mancata nascita di Fulvia per assenza di base meccanica, alias pianale, di fatto mandando il messaggio che in quegli anni lavorare nel Gruppo Fiat era difficilissimo perché il Gruppo italiano non aveva tecnologia. Cosa non vera, ricordiamo che Fiat aveva auto di segmenti a, b, c e d; aveva da poco inventato la tecnologia del Common Rail e aveva in fase avanzata di sviluppo la tecnologia iniezione diretta di benzina con turbo che poi tutti hanno impiegato e impiegano ancora oggi…; aveva presentato il progetto Ecobasic con il Centro Ricerche Fiat che aveva infinite novità tecniche di assoluto valore…(aveva introdotto il tema dei materiali riciclabili, aveva un'aerodinamica spinta...); Alfa Romeo aveva una gamma con 6 modelli, Fiat 11, Lancia 8… 
 
-non si dimentichi che Olivier Francois fu nominato da Marchionne responsabile Lancia e gli fu data possibilità di rifare la Delta. Promise nel 2010 300 mila Lancia, 150 mila in Italia e 150 mila all’estero, durante un evento a Venezia in occasione del centenario Lancia. L’obiettivo fu mancato di brutto, nel 2010 non ne vennero immatricolate più di 100 mila! E poi sappiamo tutti come è andata a finire. Sulle sue operazioni su Lancia con la Flavia Cabriolet e la Thema-Chrysler stendiamo un pietoso velo come sulla Thesis centenario bicolore per andare al festival del cinema.

Tornando sul tema Fulvia, sarebbe stato interessante chiedere a Francois da chi venne deciso di farlo il prototipo Fulvia sul pianale Barchetta? E da chi doveva essere fatto il piano per mandarla in produzione, con numeri e conti, ma soprattutto perché non venne mai presentato e firmato? Ma soprattutto come pensava di arrivare alle 300 mila Lancia e perchè mancarono l'obiettivo.
 
-infine su Sergio Marchionne: attenzione, era uomo che come dava toglieva per il bene dei risultati. Ha "consumato" moltissimi uomini e durante una nostra chiacchierata a Detroit a domanda secca su quali dei tanti manager da lui incontrati avrebbe affidato la sua vita, dopo quattro tiri di sigaretta, disse: “Senza dubbio, Gianni Coda”. E sempre durante le nostre chiacchiere fumanti confessò che il poker gli permetteva di capire le persone ed era lavoro, perché quando si gioca a poker per ore alla fine viene fuori la persona vera; il tresette era il suo piacere, ma quello che più preme ricordare è che era un uomo che lavorava sempre e qualsiasi cosa facesse aveva sempre un suo perché verso il lavoro che diceva convinto: “nobilita l’uomo”. E giusto sempre per diritto di cronaca, nelle giornate dell’anniversario del centenario Lancia, era impegnato sul riacquisto da Mediobanca delle quote Ferrari, nella messa a punto di Bravo e 500, in un potenziale accordo con DaimlerChrysler per una piccola in comune, in un altro accordo con Tata per una lowcost, nella ridefinizione del ruolo di Alfa Romeo, nel valutare tutti i mercati potenziali, dalla Russia che allora tirava a quelli a guida a destra lasciati per anni alla deriva... non era un ciclone era un tifone travolgente.
 
In estrema sintesi: Olivier Francois è un manager geniale che abbiamo sempre tenuto in grandissima considerazione, come anche lo teneva Sergio Marchionne con cui ha lavorato tantissimo, per tantissime sue capacità, e questo è indiscutibile; qui si vuole solo riflettere sul senso di queste interviste da lupi e non da uomini. Che non danno merito a entrambi e non aiutano tramite la storia e il tempo a capire dove e come si può migliorare.


 
 
 
 
 
 

 

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