airbag killer quali auto lo hanno
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23 luglio 2024

airbag killer: verificate se l'avete

Nel mondo c’è chi stima siano più di 100 milioni le automobili interessate al problema legato agli airbag con sistema Takata, che se si attivano possono portare anche alla morte.
 
La scelta di utilizzare un gas più economico e instabile come il nitrato d’ammonio in luogo del costoso tetrazolo è l’imputato già condannato, che ha portato al fallimento dell’azienda giapponese produttrice di airbag a basso costo.
 
Il punto è che per risparmiare pochi spicci molte Case automobilistiche hanno scelto gli airbag di questa azienda e oggi sono davvero tante le automobili che li hanno. E sono davvero tantissimi gli automobilisti che non lo sanno.
 
Questi airbag sono autentiche bombe e tante Case automobilistiche nicchiano su attività importanti legate alla comunicazione e ai richiami, sempre in ossequio al massimo profitto. E questo non è grave, è gravissimo.
 
Ad oggi sembra proprio che meno del 30% delle automobili interessate lo abbiano sostituito e sostituirlo è facile come bere un bicchier d’acqua e per questo è davvero imperdonabile l’atteggiamento delle Case automobilistiche. La sostituzione richiede meno di 15 minuti. 
 
I brand che hanno utilizzato questo componente votato al risparmio per il massimo guadagno sono tanti, da Volkswagen a Skoda, da Honda a Citroen, da Nissan ad Audi, da Mercedes a BMW, da Toyota a Ford a Mazda.
 
Ricordiamo che quando l’airbag prodotto da Takada si attiva per un incidente, il gas, in determinate condizioni climatiche di caldo e umidità, raggiunge una pressione altissima e lo scoppio è tale che pezzi di metallo possono essere proiettati all’interno del veicolo provocando il ferimento o addirittura il decesso degli occupanti.
 
Per questo è importantissimo verificare se il proprio veicolo è dotato di questo airbag killer.
Scrivete alla Casa automobilistica, al concessionario, andate sui siti e verificate inserendo il telaio. Ma chiedete anche con una lettera alle relazioni esterne conferma. 
 

Giusto per ricordare, Takata inizia a fine anni ‘90 a produrre dispositivi di gonfiaggio per airbag con un propellente a base di nitrato di ammonio. Nel 2006 l’azienda giapponese si quota in Borsa a Tokyo perché i suoi affari vanno a gonfie vele grazie a un prezzo più competitivo rispetto a quello degli altri fornitori. Nel 2008 però negli Usa arrivano i primi casi di malfunzionamento e Honda richiama 4mila veicoli. Il 27 maggio 2009 l’airbag mal pensato colpisce un adolescente in Oklahoma. Quello stesso anno un airbag difettato recide le arterie del collo di Gurjit Rathore in Virginia, come dicono le carte di una causa di risarcimento della famiglia contro Honda e Takata: 75 milioni richiesti, 3 ottenuti. Nel 2010 Honda interviene richiamando centinaia di migliaia di veicoli e la NHTSA, l’ente americano per la sicurezza stradale, avvia i primi controlli che nel 2013 si trasformano in un’inchiesta formale su Takata. L’azienda comincia ad andare in affanno in Borsa. Nel 2015 i richiami arrivano alla gigantesca cifra di 42 milioni di veicoli, mai successo prima. Takata è sotto accusa ovunque e in un tribunale statunitense nel febbraio 2017 si dichiara colpevole e accetta di pagare 1 miliardo di dollari di sanzioni. Nel frattempo anche diverse case automobilistiche si accordano con i clienti sulle richieste di perdite economiche avanzate dai proprietari di auto con airbag Takata. Nel settembre 2021 si viene a sapere che sempre l’agenzia federale americana ha avviato una indagine su 30 milioni di veicoli costruiti da una ventina di case automobilistiche negli ultimi vent’anni, fino al 2019. E il motivo è sempre quello: il sistema airbag Takata. Takata fallisce e lo scorso anno Volkswagen richiama 270mila modelli. Citroën nel 2024 invita i proprietari di C3 e DS3 (2009-2019) a «sospendere immediatamente la guida del veicolo» Che «le sostanze chimiche contenute nei dispositivi di gonfiaggio» dell’airbag «potrebbero deteriorarsi nel tempo , esponendo guidatore e passeggero ai rischi (...) di gonfiaggio dell’airbag con una forza eccessiva in caso di incidente, in grado di provocare gravi lesioni o morte». 
Il punto è che ancora oggi quando si interpellano le Case automobilistiche dicono che riguarda modelli datati, che è una storia nota, che non riescono a contattare i proprietari perché magari hanno venduto il veicolo e non sanno più di chi sia. Ci sono timide campagne di informazione e richiamo ma nulla di serio quando la situazione è gravissima. E non a caso molte Case automobilistiche stanno accantonando riserve economiche. 

A tutti si consiglia di verificare tramite numero di telaio se la propria vettura è interessata perché è questione di vita o di morte.
 
Infine ultima nota: ma il nostro Ministero dei Trasporti cosa dice e cosa fa? Anche perché sia quello italiano sia quello europeo hanno deciso tempo fa di obbligarci all'uso dell'airbag e ancora oggi insistono nell'infarcire le auto di tecnologie tutto da dimostarre che siano mature e sicure. 

Insomma, detto tra di noi, non potrebbe farsi dare telai e risalire alle targhe per avvertirci? Per mandarci le multe la pubblica amministrazione rintraccia tutti per questo importante problema no. Oggi sicuramente 1 un'automobilista su due viaggia con l'airbag killer. Non e' ammissibile! 

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