Audi chiude lo stabilimento di Bruxelles, dopo ben 76 anni di vita.
Stabilimento definito nel 2020 “Fabbrica del futuro”.
3 mila dipendenti non lavoreranno più nella fabbrica che ha visto nascere la prima Audi elettrica della storia dei Quattro Anelli, la Q8 E-tron, e non saranno nemmeno più le maestranze del primo stabilimento dichiarato carbon neutral sempre da Audi.
Lo stabilimento “del futuro” di Audi, figlio di investimenti in tempi recenti molto importanti anche con soldi pubblici, la “mamma” del facciamo in fretta e furia l’auto elettrica senza se e senza ma con il supporto della politica di Bruxelles è un sogno che va in frantumi come lo è stato l’altro sogno di voler costruire batterie in Europa, con Northvolt, ma anche moto elettriche con l’italiana Energica.
Game over. The end. Fine.
Ma anche negli Usa per chi ha investito nella mobilità 100% elettrica non va bene.
Nikola, la società che in borsa era riuscita a capitalizzare più di Ford, 30 miliardi di dollari, è in procedura fallimentare.
Chapter 11.
L’azienda che voleva seguire le orme di Tesla, che voleva fare auto, camion…elettrici è scoppiata.
La bolla si sapeva che prima o poi sarebbe esplosa, nonostante il Ceo Steve Girsky paventasse interesse di compratori o partener strategici.
Dall’apice del suo valore, era nel 2020, alla caduta agli inferi son passati 4 anni ma poteva accadere molto prima. Il motivo per cui non è accaduto prima è semplice: dapprima l’interesse di General Motors mai perfezionato, poi quello di Iveco, hanno contributo a creare una cortina di fumo che ha permesso di dilatare i tempi ma anche far perdere molto più soldi a tanti.
Oggi la situazione è davvero difficile perché Chapter 11 permette ancora di risollevare l’azienda ma sinceramente è molto difficile che possa accadere perché le risorse economiche e tecniche sono davvero al lumicino.
Ma qui non si vuole concentrarsi su Nikola o sullo stabilimento di Audi di Bruxelles ma su come oggi certe aziende possano essere iper valutate e poi finire agli inferi bruciando non milioni ma miliardi che se meglio gestiti avrebbero portato anche a una società più equa e migliore.
In questi ultimi vent’anni stanno accadendo fatti che mai si sarebbero potuti palesare prima, inseguendo spesso sogni privi di logica, e ciò dovrebbe portare anche i legislatori a riflettere sulla gestione della res pubblica, arrivando a smetterla di finanziare settori che senza incentivi non hanno possibilità di vedere non il futuro ma il domani.
Oggi si parla molto di neutralità tecnologica ma meglio sarebbe vedere azioni concrete sull’azzeramento dei sostegni per soluzioni che non stanno in piedi se prive. Perché una tecnologia è vincente quando si impone senza sussidi.
In Europa si stanno spendendo tantissimi soldi pubblici per l’elettrificazione e quando gli incentivi finiscono il mercato non risponde. Recentemente Mario Draghi ha dichiarato che bisognava accelerare con le infrastrutture per le ricariche delle auto elettriche, dimenticando il costo maggiore, il peso maggiore, le prestazioni inferiori delle auto elettriche. Mario Draghi ha parlato solo di una faccia della medaglia.
Il fallimentare investimento sulle fabbriche di batterie in UE, NorthVolt in primis non deve essere dimenticato.
Voler imporre l’elettrico senza se e senza sta portando tantissime aziende europee in crisi strutturali con risvolti pesanti su mercati strategici come quello del Sud America.
A proposito è notizia sempre fresca che i cinesi si sono alleati con Renault proprio per il Mercosur che va a motori termici con carburanti bio, etanolo in primis e che per diversi anni è stata una importante valvola di sfogo per Fiat e Volkswagen.
I fallimenti di NorthVolt, di Nikola, dell’italiana Energica, di Audi a Bruxelles dispiacciono, come la perdita di volumi dei costruttori europei, a partire da Volkswagen che nella mobilità elettrica è quella che più ha investito.
I titoli di coda nei film sono la prassi. Nella vita non possono essere recepiti con altrettanta leggerezza e per questo bisogna far di tutto affinché non cali il sipario. Il punto è che c’è bisogno di maggiore consapevolezza e serietà da parte di tutti, attraverso conoscenze non per sentito dire ma apprese dopo prove sul campo.