Mclaren
A proposito di...
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2 giugno 2020

supercar, c'è chi non se la passa bene

Il mercato delle supersportive vive con il fiato sospeso. 
McLaren non sta bene.
Una tra le Case automobilistiche più iconiche è in carenza di ossigeno. Ne è chiara dimostrazione il taglio sui dipendenti fatto: più di mille a casa!
Sul banco degli imputati è finito come al solito Covid-19 ma, a ben guardare, non è lui il responsabile della crisi McLaren. 
Nel 2019 la Casa automobilistica specializzata in tante biposto e pochissime triposto almeno fino ad oggi, ha distribuito quasi 5 mila vetture nel mondo, 4800 per essere più precisi, ma non tutte hanno trovato acquirente.
L’invenduto di McLaren, quindi, anche prima di Covid-19, era elevato. Tant’è che a noi risulta che nei primi mesi del 2020 McLaren abbia addirittura fatto pressione sui concessionari per spingere le vendite, con forti sconti, ma che siano poco serviti perché appunto il mercato non era già più in grado di assorbire altre McLaren sempre con il solito V8…sempre tutte troppo simili, per non dire uguali.
Così se non si vende e non si investe su nuovi prodotti, meno persone ci vogliono.
Ma quando le cose non vanno più bene inizia pure una guerra del “tutti contro tutti”. 
In McLaren si racconta di difficili rapporti con gli azionisti, a cui sono stati chiesti denari per lo sviluppo di nuove vetture, che però sembra siano stati negati (si vocifera di 400 milioni). 
Tirando poi le orecchie iniziano a girare voci di forte insoddisfazione sui motoristi tanto da essere definiti in modo assolutamente dispregiativo “chiptuningboys” perché bravi solo nel software e non nel hardware. 
Ma, detto tra di noi, il V8 della McLaren è sempre stato un motore bastardo perché concepito da un ingegnere con gli occhi a mandorla, svezzato senza riguardi dal pirata Tom Walkinshaw e fatto crescere dalla Ricardo solo per guadagnarci, così alla fine è rimasto un…disperato senza anima. E fateci caso: quando si parla di Ferrari si racconta del motore mentre quando si parla di McLaren dell’assetto! 
In McLaren oltre alla gamma risicata (manca un 2+2, un 4x4…) e al motore poco passionale c’è anche un altro problema: la costruzione delle vetture, o meglio l’assemblaggio. Avviene ancora partendo da dietro! Cosa più unica che rara nel mondo delle automobili, con conseguenti problemi di non poco conto sulle tolleranze che, infatti, sulle McLaren sono molto, troppo generose. Non siamo più ai centimetri che scovammo durante una prova di una 650 alla base del matrimonio tra brancardo e portiera ma nemmeno ai millimetri del mito costruttivo Porsche.
In questa situazione non certo facile però in McLaren c’è anche chi sta cercando di concretizzare due sogni: il primo è quello di ripetere un record al Nurburgring e l’altro è quello di concludere un progetto su una vettura a posto centrale molto particolare che dovrebbe portare un po’ di luce nella sempre più tetra Woking. Il record al Nurburgring non sarà facile da raggiungere e potrebbe trasformarsi nel peggior incubo, perché mancano ruote sterzanti e carico aerodinamico. In McLaren pensano di riuscirci limando il peso ma non sarà semplicemente così, anche perché, e qui si ritorna al cuore, ci vuole un motore con grossi…pistoni! Avere parti di carrozzeria con spessori limati a 0.8 rispetto a un 1.2 può portare centesimi di risparmio, non secondi, e nell’inferno verde del circuito tedesco questi ultimi ci vogliono se nella leggenda si vuole entrare. Non si sottovaluti, inoltre, che oggi una scocca pesa davvero poco, meno di 100 kg, quindi il risparmio che si potrebbe ottenere limando gli spessori è davvero modesto sui pannelli.
McLaren vive un momento particolare e non certo sereno ma bisogna anche dire che è ancora uno small world e, se trovasse finalmente un capitano coraggioso in grado di condurla fuori dalla sua cronica confusione, avrebbe grandi potenzialità. 
Tornando invece al mercato dove opera, quello delle supercar, tanti sono a chiedersi: la McLaren è la punta di un iceberg inquietante o è solo un cubetto di ghiaccio alla deriva? 
A vedere cosa sta succedendo in Aston Martin e prendendo atto dell’arrivo di Tobias Moers di Mercedes AMG non viene da pensare bene, perché: o sono solo le Case automobilistiche di supercar inglesi in crisi o, invece, è più probabile che anche altre lo siano ma, per ora, riescano ancora a nasconderlo. 
Secondo un analista, molto preparato, il settore delle supercar è sotto pressione perché dopo un decennio di crescita esponenziale è normale aspettarsi un rallentamento.
Le biposto entry level come la Huracan ma anche la F8 sono quelle più sulle "sabbie mobili". Il punto è capire se sarà solo un tracciamento con consolidamento o ci sia qualcosa di molto più forte che bolle sotto il coperchio e che potrebbe travolgere i più fragili ma anche chi si è allargato troppo in questi ultimi anni. E allora che sia lo small world di McLaren o sia il gold world di Ferrari non farebbe più differenza. 

 

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