C’è chi vede nero e chi pensa alle opportunità.
Il settore automotive si sta spaccando e merita fare qualche ragionamento in più.
Meglio starà chi produrrà parti di ricambio. Come freni e pneumatici…parti che si usurano. Perché se il mercato del nuovo è certo che faticherà a partire quindi un bel paracadute si aprirà per chi si butterà sulle riparazioni. E non forse a caso sono tante le iniziative sul tema, a partire dalle offerte on line anche con attori noti e meno come Mister-Auto fin alle grandi operazioni, come l’ingresso di Brembo in Pirelli.
Tra concessionarie e gommisti sicuramente se la passeranno meglio questi ultimi come concetto di base, se i primi rimarranno molto sbilanciati sulle vendite e non penseranno ai servizi.
Vendere nuove auto non sarà facile, sicuramente per un primo momento, anche per il fermo produttivo e perché sicuramente la ripartenza non sarà a pieno regime. E chi pensa all’usato rifletta sul fatto che diversi dubbi ci saranno sulla loro reali sicurezza legata ai virus. Quindi non ci si aspetti una ripartenza con il turbo per chi tratta la compra vendita di veicoli.
La chiusura delle fabbriche produttive poi è avvenuta per lo più senza alcuna programmazione e ciò presenterà il conto anche perché la catena delle forniture non è stata messa in protezione.
In più in questi ultimi anni, molti costruttori sono diventati degli assemblatori con tutti i rischi del caso.
C’è poi anche il problema dell’esasperazione a cui è stato portato il concetto del just in time, del ridurre al massimo il magazzino che anch’esso non porterà del bene.
I dati delle vendite di auto nuove in Italia lo scorso marzo mostrano un crollo pauroso, dell’85,4%, e c’è chi si preoccupa molto della rete distributiva e certamente questa sarà quella che più soffrirà. C’è chi già invoca aiuti economici perché pur trattando prodotti costosi pochi margini dicono di avere, e c’è addirittura chi invoca incentivi pesanti per invogliare il cambio auto.
Chi pensa che basti aprire le porte per avere segni + però non si illuda anche perché oramai si è verso maggio e ad agosto ci sarà un altro stop non tanto per le vacanze ma per aggiornare i modelli (face lift), molti costruttori ne approfittano di questo periodo anche per fare ordine in casa loro. Quindi è lecito aspettarsi che fino a settembre ci sarà parecchia stagnazione. E mettere subito incentivi comporta il rischio di dare soldi per comprare biada che non c’è.
C’è anche da tenere bene in considerazione cosa sta succedendo in molti Paesi dove vengono prodotti componenti come la Tailandia e un faro bisogna anche accendere su altre parti del mondo da dove arrivano preziose materie prime che potrebbero scarseggiare e quindi mettere in serio pericolo la produzione. Pensiamo ad esempio al litio e al cobalto per le batterie.
Ma attenzione anche che secondo alcune nostre analisi in giro ci sono qualcosa come 3 milioni di auto prodotte lo scorso anno e non ancora vendute che potrebbero tornare comodo. Auto che il mercato non aveva assorbito e che ora con una lucidata potrebbero andare a soddisfare un momento difficile. Certo che le auto non hanno una data di scadenza, ma occhi comunque aperti, perché in un momento come quello che stiamo vivendo squali e furbetti non mancano.
A partire da chi sta mettendo a punto sistemi di sanificazione su cui gran chiarezza non c’è. Come insegna quanto sta succedendo sulle mascherine dove c’è chi arriva sconsigliare quelle con filtro FFP3 che da la maggior garanzia di filtraggio sul virus che ricordiamo ha un diametro secondo alcuni compreso tra i 100 e 150 nm ma c’è anche chi parla di 80 nm.