Matteo Renzi su Twitter: “Bene FiatChrysler che chiede un prestito alle banche da 6 miliardi per tenere aperte le fabbriche in Italia. Sbagliato evocare "poteri forti" e "interessi dei padroni" . E' un prestito che serve a investire in Italia: che male c'è? Mi sarei preoccupato se non lo avesse fatto.”
Risponde Carlo Calenda sempre su Twitter: “Te lo spiego in parole semplici 1) FCA non ha mai rispettato il piano degli investimenti previsto per l’Italia; 2) avrebbe la liquidità per sostenere il gruppo ma la tiene nella capogruppo per distribuire un maxi dividendo pre fusione PSA: 3) quel maxi dividendo non verrà tassato. 4) nessuna casa automobilistica UE tranne Nissan/Renault ha sede fuori dal proprio paese 5) il programma Sace ha rilasciato 6 garanzie per 40 milioni. Ci sono migliaia di imprese con sede in Italia che aspettano 6) non serve a finanziare i fornitori ma a pagargli il dovuto…”
In tanti in queste ore discutono sull’approccio dei due politici su FCA, ma lo spirito per i più è quello pari a due tifoserie di calcio che si arrovellano su un fallo che non porta nemmeno a un rigore!
La partita è invece tutta da giocare, si è ai supplementari quindi tanto tempo non c’è, ma potrebbe anche rivelarsi epica per FCA e per l’Italia, se si prendesse tutti coscienza che è indispensabile cambiare gioco.
Innanzitutto si deve prendere coscienza che lo Stato siamo noi: non è una entità astratta, un bancomat pronto al bisogno! Poi è assolutamente necessario chiedere alla politica di parlare dopo essersi documentata.
Renzi nel tweet dimostra di non sapere quello di cui scrive. Avere persone che non sanno quello di cui parlano e, ancor più grave, essendo persone con potere di decisione, oggi non è molto ma molto pericoloso: è letale.
Questo deve essere ben chiaro a tutti. Anche perché le conseguenze, come abbiamo preso atto da illustri virologi che dicevano che il coronavirus era solo una semplice…influenza, possono avere risvolti drammatici.
In FCA, a proposito di avere persone che sanno di quello di cui si tratta, dovrebbero ben sapere dove porta la ridotta conoscenza, perché negli ultimi anni hanno pagato a carissimo prezzo scelte fatte da improvvisati.
Un caso concreto? La scelta di non preparare un mild hybrid per Panda già nel 2014, lasciando campo libero a un marchio giapponese, Suzuki, complice una politica ignorante che, alla fine, penalizzò il prodotto made in Italy, che oggi invece vuole difendere!
FCA ha marchi in profonda crisi da Alfa Romeo a Maserati, per non parlare di Lancia e di Fiat. Il 100% dei prodotti di Alfa e Maserati nascono in Italia e con quei marchi avrebbero fior fior di possibilità così da dare pure lavoro a tanti. Ma sono auto, esclusa la Stelvio, fuori mercato! Cioè automobili non vincenti sulla concorrenza. Questo è una parte del problema importante ma non tutto. Perché in aggiunta c’è pure la mancanza di prodotti in segmenti dalla grande richiesta: suv compatti in primis. E poi non si può accettare che Lancia abbia mercato solo in Italia e con un solo modello: la Ypsilon! Come è inaccettabile che Fiat non abbia dato una degna sostituta alla Punto. Per non parlare della meccanica, leggi motori e trasmissioni. Oggi FCA sulla strategia di prodotto e sul prodotto non ha uomini giusti.
Non paga di tutto ciò, in queste ore, in Italia, FCA ne sta combinando "peggio di Bertoldo": ha smesso la produzione del motore fire e quindi niente più auto a GPL; il suo fiore all’occhiello, lo stabilimento motori modulari di Pratola Serra è stato fermato perché mancano richieste, è vero, ma anche perché non c’è stato un piano di sviluppo dell’idea sui sistemi modulari, idea geniale, introdotta nel lontano 1995, e seguita ben vent’anni dopo da tanti tedeschi premium (incredibile pensare che Fiat all’epoca aveva un vantaggio sui suoi concorrenti di 20 anni!); Mirafiori, con la scelta di trasformarsi da fabbrica di prodotti di massa a fabbrica di prodotti di nicchia (Maserati, 500 elettrica…) è in perenne rianimazione.
La situazione insomma è davvero da allarme rosso.
E anche sul matrimonio con PSA si iniziano ad addensare nubi nere.
Perché un conto è sposare una bella ma povera, altro una meno bella e sempre più piena di debiti e, soprattutto, con cose che non funzionano, a partire dal suo cervello.
Chi è al comando oggi di FCA e del Paese Italia non deve assolutamente giocare a nascondino. Deve essere preparato e documentato perché, come si è detto prima, non c’è più tempo ma soprattutto non si può più sbagliare.
Concludendo, come diceva Mike Bongiorno, a domanda se convenga dare o non dare i soldi a FCA oggi, la risposta non può essere che questa: “Così come stanno ora le cose assolutamente no. Ma se arriva qualcuno in fretta che sa veramente di mercato globale, prodotto totale... allora si. E forse solo così si potrebbe anche tornare a dire ciò che va bene alla Fiat va bene all'Italia."