Nel Regno Unito il premier Boris Johnson sta portando avanti una nuova proposta riguardo la messa al bando delle vendite delle auto benzina e diesel entro il 2030, a favore della mobilità elettrica.
Il primo ministro del Regno Unito, Boris Johnson, ha dichiarato: "La nostra rivoluzione industriale verde sarà alimentata dalle turbine eoliche della Scozia e del nord-est e dalle ultime tecnologie sviluppate in Galles, quindi guardiamo verso un futuro più prospero e più verde "
L’accelerazione verso la mobilità elettrica troverebbe quindi ulteriore spinta con il risvolto della medaglia di un ulteriore rallentamento delle vendite di automobili a benzina e gasolio, perché eventuali progetti di cambiare la propria auto oggi con un’altra sempre con motore termico diventano difficili da perseguire, quando la schiera di coloro che vogliono metterle al bando aumenta sempre più.
Il premier britannico, e non è il solo, è convinto che il blocco delle auto termiche potrebbe generare molti nuovi posti di lavoro, si parla di 250 mila. Nel frattempo, molti costruttori stanno dismettendo attività e siti produttivi. Ricordiamo che Honda chiuderà l’impianto in UK, Mitsubishi lascia l’Europa, come ha già fatto General Motors che quest’anno ha ceduto pure il suo Centro Ricerche a Torino alla poco nota Punch.
L’industria dell’automobile oramai sembra correre sempre più velocemente verso il più grande e potente ciclone di tutti i tempi, senza alcuna protezione.
In questi ultimi cinque anni l’industria dell’automobile è passata da avere portafogli iper gonfi a super sgonfi e nonostante tutto continua a far finta di niente, indebitandosi come mai ha fatto e senza aver chiaro dove si stia dirigendo.
Lo scorso ottobre le vendite di autovetture nell’Europa Occidentale (UE+EFTA+UK) hanno registrato un calo del 7,1% rispetto ad ottobre 2019.
Nei primi dieci mesi di questo anno horribilis la frenata del mercato registra quindi un -27,3%.
Nel gruppo dei cinque maggiori Paesi dell’Europa Occidentale, soltanto la Spagna fa peggio dell’Italia (-36,8%), mentre il calo del Regno Unito è quasi uguale a quello italiano (-31%) e migliori se si può usare questo termine, per una situazione non certo positiva, sono i dati che arrivano da Francia (-26,9%) e da Germania (-23,4%).
Entrando nel dettaglio, prendiamo tre brand importanti che negli ultimi anni hanno registrato record di vendite ma le cui casse sono vuote non solo per l’aggravio di costi legati alle emissioni e alla sicurezza ma anche per gli ingenti investimenti sull’auto elettrica e soprattutto sulla perdita di vendite di grandi auto, che sono quelle che garantiscono i maggiori margini.
Mercedes da dieci anni si è concentrata di più sulle piccole auto che sulle grandi, con la conseguenza che vende tanto ma non guadagna e quindi è costretta a indebitarsi! Emblematico il caso Smart, l’ingresso dei cinesi nel capitale…la perdita del know how (prima Mercedes produceva tutto ora compra motori da Renault e a breve li svilupperà con i cinesi di Geely)…alla faccia del made in Germany!
Giusto per capirci meglio: oggi sembra proprio che molte Case automobilistiche abbiano una esposizione pari al debito pubblico di importanti nazioni come si evince dallo studio della società americana Janus Henderson, tra le più grandi al mondo nella gestione di capitali, con quasi 300 miliardi di dollari di assets under management. Alcuni calcolano che le tre Case automobilistiche tedesche, Volkswagen, BMW e Daimler, abbiano qualcosa come 762 miliardi di dollari di debiti!
Ma, attenzione, se Atene piange Sparta non ride: in questi giorni molti parlano di Tesla e dei suoi utili. Peccato che questi siano dovuti non al business legato alla produzione di veicoli ma al denaro che molti rivali le versano, per godere dei bonus green decisi dalla politica, come FCA e Honda. E non si dimentichi da dove sono arrivate, fino ad oggi, le batterie che hanno fatto grande Tesla: prima dai giapponesi della Panasonic oggi anche dai cinesi della CATL.
Insomma il 2020 che si sta per chiudere è un anno davvero horribilis per tutti, compresa la non più potente industria dell’auto.
Per questo si prevede che molti saranno costretti a cessioni o fusioni nella migliore delle ipotesi e nella peggiore a drammatiche chiusure.
A proposito degli eventuali scenari futuri è interessantissimo quello che sta succedendo in Volkswagen.
Il Gruppo tedesco sta lavorando a una ipotesi di spin-off dei suoi marchi premium, come Lamborghini e Bugatti ma anche Ducati.
L’ipotesi sul tavolo piace perché porterebbe al Gruppo Volkswagen capitali da utilizzare nella trasformazione verso la mobilità elettrica.
Automobili Lamborghini con le sue 8000 e oltre auto vendute dai grandissimi margini è un successo e ora VW lo vorrebbe capitalizzare.
Mettiamo quindi a fuoco che Lamborghini non è il problema. Il problema è l’auto elettrica e tutto quello che ci ha girato e ci gira intorno.
Il dato di fatto è che la transizione verso l’auto elettrica costa troppo a Volkswagen e per questo si trova costretta a vendere i suoi…gioielli.
Questi sono i fatti, il resto parole di chi di auto e mobilità non riesce a mettere a fuoco i vari aspetti e analizza il settore dal suo "mondo di frutta candita".
Da Boris Johnson a, purtroppo, tanti altri.
Ora, ipotizziamo che si traghetti davvero tutti verso l’auto elettrica a tutta velocità, rimanendo sul tema con questi attori, Volkswagen e Lamborghini, ecco cosa potrebbe succedere: Volkswagen per anni marginerà assai poco e dovrà concentrarsi completamente nel trovare un proprio equilibrio. Lamborghini altrettanto, sempre che mantenga una sponda con il Gruppo tedesco per andare a pescare tecnologia, pianali ma anche batterie. Pensate solo a chi interesserà fornire 8000 batterie all’anno a Lamborghini quando ci sono Gruppi che ne assorbiranno milioni… con la conseguenza pesante per Lamborghini di una minor forza contrattuale nel trattare i prezzi ma anche una difficoltà di approvvigionamento. Questo lo scenario migliore. Quello peggiore? Volkswagen dovrà mettere sul mercato altri gioielli ridimensionandosi notevolmente; Lamborghini o azzeccherà un modello vincente tutto fatto in casa o chiuderà. E proprio sulla scelta dell’offerta e del prodotto se ne vedranno davvero delle belle con un ruolo pesantissimo di chi sta al comando delle varie aziende, perché mai come ora tutti dovranno uscire dagli schemi tradizionali e giocare la partita della vita propria ma anche di quella dell’azienda stessa e dei suoi dipendenti.
Insomma, la partita che l’industria automobilistica mondiale sta giocando è una vera roulette russa ma vale anche per il mondo intero perché se si sbaglia il rischio è che si distrugga tutto. Non solo riduzione di posti di lavoro ma anche l’ambiente perché oggi le automobili in vendita con motori termici sono per lo più delle vere clean machine, oggetti che provocando si possono definire dei purificatori d'aria. Non altrettanto invece si può asserire oggi per le elettriche che nella fase di costruzione e smaltimento hanno un impatto tutt’altro che trascurabile ma anche nella loro principale funzione, perché essendo pesanti e richiedendo trasformazioni e passaggi maggiori di energia non sono affatto punti di riferimento per l’efficienza. In più a oggi non possono godere solo di energia rinnovabile per muoversi e questo tema non va sottovalutato. Pensate all'eolico e alla durata delle pale e il conseguente smaltimento (negli Stati Uniti le mettono sotto terra!!!).
In queste ore dall'altra parte dell'Atlantico, negli Stati Uniti, è nata un'associazione di imprese che si è posta l'obiettivo di promuovere l’uso delle auto elettriche. Questa associazione si chiama Zero Emission Transportation Association (Zeta) e ha un suo sito: www.zeta2030.org.
Anch’essa punta alla messa al bando entro il 2030 delle auto a motore termico a favore di quelle elettriche: secondo questa associazione bisogna passare all’elettrico perché veicoli a zero emissioni, dimenticando o tacendo che così non sono. E, non paghi, annunciano anche loro che si avranno tanti nuovi posti di lavoro! Insomma, è lo specchio di quanto pensa Johnson.
Insomma, si sta giocando con un fuoco sempre più grande e minaccioso e se, fino a ieri, il rischio era solo di scottarsi oggi è quello di…carbonizzarsi.
PS Ma, detto tra di noi: non sarebbe forse meglio concentrarsi su come risolvere prima il problema della pandemia che sta bloccando tutto e tutti?