Andamento ancora lento del mercato nuovo in Europa Occidentale.
In giugno sono state immatricolate 1.310.989 autovetture con una crescita del 3,6% sullo stesso mese del 2023.
Particolarmente deludente appare l’andamento del primo semestre che con 6.879.438 immatricolazioni fa registrare un incremento del 4,4% sullo stesso periodo del 2023, ma rispetto alla situazione ante-pandemia, cioè rispetto al primo semestre del 2019, il calo è di ben il 18,4%.
Per valutare correttamente questa contrazione si deve considerare che il prodotto interno lordo dell’area ha già recuperato i livelli ante-crisi e che quindi il settore dell’automobile accusa un forte ritardo rispetto al contesto dell’economia.
Questa situazione dipende da diversi fattori. In primo luogo, i prezzi delle autovetture sono fortemente aumentati dal 2019 ad oggi e questo ha fatto sì che le vendite nella situazione post-crisi siano state sostenute soprattutto dalle imprese, comprese quelle di noleggio, che riescono a recuperare i maggiori costi per l’acquisto di auto aumentando i prezzi dei beni e servizi che vendono. Ben diversa è invece la situazione per i privati in quanto la dinamica salariale non ha consentito di neutralizzare in misura apprezzabile gli aumenti dei prezzi. Questa situazione in Italia, ma anche nel resto dell’Unione, ha determinato un rallentamento nella sostituzione delle auto.
Oltre a quelli appena segnalati vi è un ulteriore fattore che sta fortemente frenando gli acquisti di autovetture ed è la transizione energetica ed in particolare la transizione all’elettrico. Questo fattore determina forti incertezze nel pubblico nella scelta dell’auto da acquistare per sostituirne una già posseduta. Da una recente indagine condotta in Spagna emerge che il 48% degli automobilisti che intendono sostituire la loro auto ritardano la decisione di acquisto in quanto sono tentati di passare all’elettrico, ma non si sentono ancora sicuri che questa scelta sia corretta per la loro situazione.
Tra l’altro non giova, per superare le incertezze, il diffondersi di timori e riserve sulla scelta dell’auto elettrica come soluzione destinata a sostituire completamente le vetture con altri tipi di motorizzazioni. Un riflesso di questa situazione emerge anche dai dati oggi pubblicati dall’ACEA che mettono in luce che la crescita della quota delle auto elettriche sulle immatricolazioni non solo ha smesso di aumentare, ma è in ripiegamento in quanto nel primo semestre di quest’anno è scesa al 13,9% contro il 14,2% dello stesso periodo dell’anno scorso. E ciò con un calo importante anche nel maggior mercato dell’auto dell’area, quello della Germania, in cui la quota dell’elettrico è passata dal 15,8% del primo semestre 2023 al 12,5% del primo semestre 2024.
In sintesi, si segnala da più parti, che il mercato dell’auto elettrica cresce quando è sostenuto da incentivi, ma non mantiene poi le posizioni acquisite quando gli incentivi finiscono. Per quello che riguarda l’Italia la quota dell’elettrico è stata particolarmente bassa fino all’entrata in vigore degli ultimi incentivi (3 giugno), ma con questi incentivi in giugno è raddoppiata passando dal 4,4% del giugno 2023 all’8,4% del giugno 2024. Il problema è però che cosa succederà quando gli effetti di questi incentivi finiranno.
Cominciano inoltre a serpeggiare dubbi, sostiene Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, sul futuro dell’auto elettrica ed appare quindi assolutamente necessario ed urgente che l’Unione Europea, con i suoi nuovi organi istituzionali scaturiti dalle ultime elezioni, dica una parola chiara e definitiva sulla politica che intende condurre in materia di mobilità sostenibile.
C'è inoltre da aggiungere che la situazione economica europea e non solo non è nelle migliori condizioni. I prezzi del real estate sono in contrazione, ci sono nei prossimi anni tantissimi debiti da rinegoziare, si parla di oltre 100 trilions USD, la maggior parte degli Stati è fortemente esposta sui debiti da mettere a rischio eventuali richieste di assistenzialismo a fronte di nuove crisi come c'è anche troppo debito privato.
Infine c'è anche da segnalare che la raccolta ordini va a rilento.