Detroit è da decenni MotorCity, perché là ci sono le sedi di General Motors, Ford e anche Chrysler.
Da decenni, a gennaio, Detroit diventa ancor più MotorCity, in quanto ospita il primo salone dell’automobile dell’anno a livello globale.
Per anni Detroit è stato un salone particolare dove venivano anticipate le tendenze, quando l’industria dell’auto americana era la N.1. Poi è andato in sofferenza di pari passo con la grande crisi economica che ha colpito senza tanta delicatezza gli americani. Gli USA, però, oggi si sono ripresi e sono tornati a "condurre le danze", come questo salone che, non a caso, quest’anno svela qualcosa d’importante.
L’edizione 2018 del Detroit Autoshow, in svolgimento, ha visto molte novità nel segmento dei pick up, i veicoli più venduti negli USA.
Dodge ha pesantemente rinnovato il RAM; Chevrolet ha completamente cambiato il Silverado; Ford ha aggiornato l’F-150 e presentato il nuovo Ranger. La maggior parte degli acquirenti di veicoli degli Stati Uniti ha, quindi, tanto pane per i suoi denti. Altre novità di rilievo arrivano da Jeep con un restyling importante per Cherokee; da Mercedes con una rinnovata Classe G; da Lexus che in una concept ha svelato un modello che andrà ad aumentare la gamma grazie a una nuova piattaforma; da Infiniti con un’altra concept intrigante anche nel nome, Inspiration, che sotto il cofano cela il primo motore a rapporto di compressione variabile.
Ma il protagonista assoluto dell’AutoShow 2018 è Sergio Marchionne perché negli USA viene visto come Re Mida, tanto che c’è chi lo vorrebbe addirittura al posto di Lincoln. In questa edizione Sergio Marchionne ha ricevuto i complimenti del presidente Trump per aver deciso di aprire un nuovo stabilimento negli USA; ha annunciato la prima SUV di Ferrari fornendo indicazioni pure sulla data del debutto, nel 2020; ha prospettato la possibilità di distribuire utili ai suoi azionisti già quest’anno. In poche parole ha spaziato a 360° tra l’altro anche cambiando un po’ visione sul tema elettrificazione. Elettrificazione che, ormai è chiaro, vedrà il sistema mild-hybrid dilagare, mentre sul plug in hybrid vengono sollevati sempre più dubbi dalla critica, che li sta provando e valutando ma non ne riscontra i benefici dichiarati da chi li produce e li promuove!
Sergio Marchionne oggi arriva a promettere anche Ferrari ibride e, udite, udite, una addirittura elettrica! Lanciando così un sasso nello stagno delle supercar, dicono alcuni, e altri per rompere le uova e far fare frittata agli altri.
C’è poi un altro tema importante a tenere banco: quello dell’intelligenza artificiale e della guida autonoma, con il nodo da sciogliere della responsabilità. Nessuno infatti sa come gestire le scelte dell’intelligenza artificiale e a chi attribuire le responsabilità in caso di incidente di un veicolo in marcia senza conducente.
Sempre sull’intelligenza artificiale a Detroit i più informati discutono su un nuovo apparecchio che, installato nell’accendisigari, permette di avere un assistente vocale anche su auto vecchie ed usate, al costo di pochissimi dollari, offrendo contenuti che stanno per debuttare su auto nuove ma decisamente più costose, a conferma del fatto che l’industria dell’auto continua a faticare nel tenere il passo delle invenzioni smart.
Riassumendo da Detroit non si nota più il caos generale, tipico dei saloni precedenti ma una spaccatura profonda tra un mondo che cerca una mobilità in evoluzione “tradizionale”, moderata e con progressi graduali, e un altro mondo in rivoluzione “copernicana” che aspira al cambiamento radicale, giocando anche con comunicazioni shock. Dire chi tra le due vincerà non è il punto, più importante è prendere coscienza che si vivrà in un mondo a due velocità, con almeno due modi di vivere paralleli, dove quello che andrà bene per alcuni non lo sarà per altri.