Sulle batterie per le auto elettriche si sta giocando una partita incredibile. Da togliere letteralmente il…fiato.
Perché è di quelle che potrebbe rivelarsi mortale per molti europei.
E chi pensa che questa partita non sia di sua pertinenza, si sbaglia di grosso.
Vediamo perché.
Oggi i costruttori più forti nel settore batterie sono i coreani e i cinesi.
I giapponesi? Sono scesi in Serie B, non giocano più in serie A.
Gli europei invece sono alla categoria dilettanti.
I coreani hanno la tecnologia, i cinesi il prezzo ma attenzione proprio ieri è giunta voce che la Model 3 userà nuove batterie cinesi (spaziali) della CATL senza cobalto e non più le Panasonic giapponesi quindi sembrerebbe abbiano segnato un goal di quelli importanti.
I coreani però stanno portando avanti, e sono in fase avanzata, degli accumulatori evoluti che potrebbero avere una riserva d’energia per fare anche 900 chilometri tra una ricarica e l’altra e chi potrà disporre di queste “energia” avrà, evidentemente, un vantaggio enorme.
L’altro giorno il nr.1 della Hyundai Motor Group, che si sta dimostrando come il miglior leader dell’industria automobilistica mondiale, si è incontrato con i vertici di Samsung. Si dice per informarsi sulle batterie in fase di sviluppo che dovrebbero assicurare 900 chilometri di autonomia. L'incontro potrebbe portare a una nuova partnership commerciale sul fronte dei veicoli elettrici tra i due colossi coreani, che non si amano da vent’anni, da quando Samsung decise di entrare nel settore automotive che poi passò a Renault. Ma potrebbe esserci di più, come la creazione di un qualcosa in comune che non si riduca, alla fine, ad una sola fornitura. Lo lascia presagire anche il fatto che i due "grandi capi" sono “tipetti” davvero particolari.
Il Gruppo Hyundai è fortissimo (possiede anche i marchi Kia e Genesis) e prevede entro il 2025 di superare il milione di veicoli elettrici. Ma le batterie servono anche per le ibride e quindi più si hanno “agganci” in questo settore, sicuramente meglio è. Oggi ricordiamo che la Kona usa batterie LG Chem, la Kia le SK mentre la BMW i3 le Samsung che usava anche la Volkswagen Golf elettrica che da poco non si fa più perché arriva la Id.3.
C’è anche da raccontare che i colossi coreani delle batterie si sono posizionati nell’Europa dell’Est grazie a incentivi statali, erogati dai governi di Polonia e Ungheria mentre la cinese Catl è finita in Germania con costi di manodopera sensibilmente più elevati, quindi più vicini ai produttori tedeschi e franco-italiani. In più, è sempre notizia di queste ore che la FAW cinese investa in Italia.
Il punto è che le batterie cinesi per il momento, oltre a dubbi sulla loro durata, presentano anche capacità inferiori e tempi di ricarica più lunghi. Certo, alcuni sostengono che possano costare anche un 5-10 mila euro in meno, che sono tantissimi, ma il rischio concreto è che chi faceva auto punto di riferimento per prestazioni e tecnologia si trovi senza buona energia e si veda costretto a ripiegare su prodotti meno performanti.
Certo, c’è da dire che un Gruppo come Volkswagen si sta muovendo anche con produzioni di batterie europee, ma il gap tecnologico è tutto da scoprire.
Insomma, in un momento dove gli occhi dei più sono rivolti giustamente verso altro, problema sanitario Covid 19 in primis, non c’è però da sottovalutare che razza di partita sia in pieno svolgimento, con il rischio di un risultato finale non certo piacevole per chi si troverà dalla parte perdente ma anche da chi proprio non sta giocando.
In tutto questo c’è da considerare, inoltre, che la spinta verso l’elettrificazione sta portando in Europa sempre più persone a convincersi che l’auto a combustione abbia le ore contate, ma forse sarebbe davvero meglio che l’avessero l’elettriche. Perché il rischio vero è che si sia acceso il fuoco con l’illusione della mobilità a zero emissioni e ora, alimentato dai venti che arrivano da lontano, bruci non solo il sogno ma anche un realtà che si è costruita faticosamente in più di 100 anni, spazzandola via nel tempo che dura un Campionato, di calcio.