La Commissione europea sta proponendo, per ridurre le emissioni di anidride, un cambio epocale in molti settori perché vuole che il Vecchio Continente sia climaticamente neutro entro il 2050.
Per la mobilità e l'industria, ma soprattutto per tutti i cittadini europei, la desiderata comporterà non pochi cambiamenti con un aumento dei costi da non sottovalutare e con il rischio serio che tutto questo poi non vada nemmeno troppo a favore dell’ambiente. Come insegnano le recenti scelte a favore delle auto a benzina anche di alcune ibride che emettono anche il 30% in più Co2 delle tante vituperate auto a gasolio!
Come tutti dovrebbero sapere circa il 25% delle emissioni di CO2 in tutta l'UE proviene dal settore dei trasporti ma attenzione solo il 12 percento dalle automobili!
Secondo il piano della Commissione europea, le emissioni annuali dei nuovi veicoli dovranno essere inferiori del 55% dal 2030 rispetto al 2021. E dal 2035 si pensa ad arrivare a zero emissioni rispetto al 2021. Il che significa vendita di soli veicoli elettrici.
La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, prevede per incentivare l'uso delle auto elettriche anche di istituire un nuovo sistema di scambio sulle tasse per i combustibili in base alla Co2. Cercando di essere più chiari possibile, se una tonnellata di CO2 costa tra i 40 ei 50 euro, si stima che un litro di benzina nell'UE costerà altri 10-12 centesimi in più a seguito di questo "Green Deal". Il prezzo per una tonnellata di CO2 è attualmente di 25 euro. Il reddito derivante dalla tassazione aumentata in base alla CO2 sui carburanti fossili verrà reinvestito in innovazioni, crescita economica e nuovi posti di lavoro. Nell'ambito di un nuovo fondo sociale per il clima, gli Stati membri riceveranno fondi che potranno distribuire ai cittadini, tra le altre cose, per una mobilità pulita. Tra il 2025 e il 2032 sarebbero a disposizione 144,4 miliardi di euro. Se tutto andrà come la Presidente auspica avranno grandi benefici chi utilizzerà auto elettriche e “bastonate” chi viaggerà ancora con auto alimentate a benzina o gasolio anche ibride. In piena sintonia con quanto sta già oggi accadendo, dove chi si può permettere un’auto elettrica da diverse centinaia di cavalli non paga il bollo, non paga l’accesso ai centro, può sostare gratis al contrario di chi può permettersi un Panda. Ma soprattutto favorendo chi cambia spesso l’auto rispetto a chi la tiene per tanto tempo. Il tutto solo perché c’è convinzione che l’elettrificazione sia il bene. Così dopo aver ucciso le diesel ora uccidono le benzina assieme alle ibride e alle gpl ma anche alle metano spingendo sempre al consumismo sfrenato sotto l’ombrello dell’ecologia. Che poco ci azzecca.
Nel mentre i costruttori danno un colpo al cerchio e uno alla botte come riporta la loro comunicazione di cui riportiamo uno stralcio.
Data l'importanza cruciale del mastodontico pacchetto climatico dell'UE "Fit for 55" per il settore automobilistico e i milioni di persone che impiega, l'Associazione europea dei produttori di automobili (ACEA) è ansiosa di studiare tutti i dettagli delle proposte appena pubblicate dal Commissione europea.
Le case automobilistiche si impegnano a ridurre le emissioni a zero. Tutti i membri di ACEA sostengono l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 e investono miliardi di euro in tecnologie innovative e sostenibili. Tuttavia, vietare una singola tecnologia non è una soluzione razionale in questa fase, soprattutto quando l'Europa sta ancora lottando per creare le giuste condizioni abilitanti per i veicoli a propulsione alternativa.
Oliver Zipse, Presidente ACEA e CEO di BMW: “Obiettivi climatici ambiziosi richiedono un impegno vincolante da parte di tutte le parti coinvolte. La Commissione europea oggi ha chiarito molto chiaramente che il Green Deal può avere successo solo con obiettivi obbligatori per il potenziamento delle infrastrutture di ricarica e rifornimento in tutti gli Stati membri".
"Questo sarà essenziale per caricare i milioni di veicoli elettrici che le case automobilistiche europee porteranno sul mercato nei prossimi anni e per fornire una riduzione senza precedenti delle emissioni di CO2 nel settore dei trasporti", ha affermato Zipse.
L'obiettivo di riduzione di CO2 proposto per le auto del 55% entro il 2030 (basato sui livelli del 2021) sarà molto impegnativo e richiede certamente un corrispondente obiettivo vincolante per gli Stati membri per costruire le necessarie infrastrutture di ricarica e rifornimento. Inoltre, il nuovo obiettivo di CO2 accelererà in modo significativo la trasformazione strutturale della catena del valore automobilistica, richiedendo un'attenta gestione per ridurre al minimo l'impatto sulla nostra economia e sui posti di lavoro.
Zipse: "L'attuale proposta per un taglio ancora maggiore delle emissioni di CO2 entro il 2030 richiede un ulteriore massiccio aumento della domanda di mercato di veicoli elettrici in un breve lasso di tempo", ha affermato Zipse. "Senza un significativo aumento degli sforzi da parte di tutte le parti interessate, inclusi gli Stati membri e tutti i settori coinvolti, l'obiettivo proposto è semplicemente non praticabile".
Tutte le opzioni, inclusi motori a combustione interna altamente efficienti, ibridi, veicoli elettrici a batteria e a idrogeno, devono svolgere il loro ruolo nella transizione verso la neutralità climatica, in particolare mentre lavoriamo per ridurre l'impronta di carbonio dell'intera flotta di veicoli su strada, quindi non solo di nuovi veicoli. Non è il motore a combustione interna ad essere dannoso per l'ambiente, ma i combustibili fossili. Senza la disponibilità di combustibili rinnovabili, un obiettivo di riduzione del 100% nel 2035 è effettivamente un divieto del motore a combustione interna.
"Nel contesto delle restrizioni tecnologiche proposte dal 2035 in poi, esortiamo tutte le istituzioni dell'UE a concentrarsi sull'innovazione piuttosto che imporre o vietare efficacemente una tecnologia specifica", ha sottolineato Zipse.
ACEA è lieta di notare che il pacchetto include obiettivi vincolanti per l'implementazione di infrastrutture di ricarica e rifornimento, affrontando i requisiti di tutti i tipi di veicoli, non solo quelli delle auto, ma anche dei furgoni e dei veicoli pesanti.
Tuttavia, a prima vista, ACEA è molto preoccupata che gli obiettivi siano molto al di sotto di quanto richiesto, con un preoccupante riferimento a soli 3,5 milioni di punti di ricarica entro il 2030. Secondo recenti calcoli della Commissione un'ulteriore diminuzione delle emissioni di CO2 delle auto a -50 % nel 2030 richiederebbe circa 6 milioni di punti di ricarica pubblicamente disponibili.
Poiché la proposta ha introdotto una nuova metrica per gli obiettivi, i membri dell'ACEA devono prendere tempo per vedere cosa si traduce concretamente in termini di numero di punti di ricarica e rifornimento che saranno messi a disposizione dei conducenti in tutta l'UE, nonché il loro livello di potenza (assicurando che ci siano sufficienti caricatori ad alta potenza adatti per i camion).
Anche l'estensione del sistema di scambio di quote di emissione (ETS) dell'UE ai carburanti per il trasporto su strada aiuterà a fissare un prezzo visibile al carbonio, incentivando così l'uso di carburanti a basse o zero emissioni di carbonio. Se il quadro normativo viene impostato correttamente, ciò potrebbe contribuire a rendere i veicoli a emissioni zero competitivi e attraenti per i nostri clienti.
Guardando ai prossimi negoziati con il Parlamento europeo e i 27 Stati membri, ACEA prevede che sarà difficile garantire che tutti i diversi pezzi di questo puzzle "Fit for 55" si incastrino e creino un quadro di supporto coerente.
"Un forte coordinamento politico sarà quindi essenziale per raggiungere l'obiettivo finale di affrontare il cambiamento climatico nel modo più efficiente, mantenendo la mobilità alla portata di tutti gli europei e preservando i posti di lavoro per i lavoratori dell'auto", ha affermato il direttore generale di ACEA, Eric-Mark Huitema. "I responsabili politici hanno una storica possibilità di farlo bene".
In definitiva appare abbastanza evidente la lontanza dalla realtà sia dei politici sia dei manager.
I primi con le loro leggi sulle emissioni della flotta a 95 g/km e che ora vogliono ancora abbassare hanno costretto i produttori a fare modelli che sulla carta consumano poco ma sulla strada tanto incentivando il consumismo.
I costruttori al posto di chiarire e puntare i piedi continuano in pericolose gimkane diplomatiche che alla fine scontentano tutti e stringono sempre più la corda al loro collo. Ops, al collo delle aziende che governano, non al loro.