Volkswagen perché è in crisi
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11 settembre 2024

scioperi nell’auto: attenzione massima all'autunno caldo

L’autunno che si sta palesando sembra proprio che sarà molto caldo.

Con una decisione storica Volkswagen ha rotto con IG Metal, il sindacato tedesco dei metalmeccanici.
IG Metall ha annunciato di aver ricevuto dal costruttore di Wolfsburg la lettera di disdetta di diversi contratti collettivi: tra questi l'accordo che prevede esplicitamente la salvaguardia dei posti di lavoro e delle fabbriche tedesche fino al 2029. 

Daniela Cavallo, presidente del consiglio di fabbrica generale e membro del consiglio di sorveglianza del Gruppo automobilistico tedesco dice: "Ci difenderemo con fermezza da questo storico attacco ai nostri posti di lavoro".

La rottura mostra un orizzonte nero.

Volkswagen da gennaio potrebbe tagliare posti di lavoro ma anche chiudere stabilimenti.

Thorsten Gröger, direttore distrettuale e capo negoziatore dell'IG Metall, minaccia già un autunno caldo fatto di scioperi e manifestazioni di protesta.

A sentire alcuni uomini legati alla Volkswagen con i capelli oramai bianchi, sembra un ritorno agli anni settanta.

Il clima insomma è molto ma molto teso con maestranze molto preoccupate e anche svogliate e questo preoccupa già qualcuno dei vertici perché può portare a una caduta della qualità produttiva che è uno degli ultimi baluardi rimasti del Gruppo.

Ricordiamo che in Italia proprio negli anni settanta ci fu una caduta di qualità notevole in molti stabilimenti proprio perché le maestranze si sentivano abbandonate e non coinvolte. L’assemblaggio del veicoli quindi ne soffriva.

Il rischio che si torni ai quei tempi è tutt’altro che remoto e questo potrebbe essere un ulteriore problema molto grosso per l’industria europea già sotto scacco sui costi e sulla tecnologia elettrica che è alla base del disastro sempre più rilevante che si sta paventando.    
Ricordiamo alcuni motivi in estrema sintesi per cui Volkswagen è entrata in una crisi storica: manager poco competenti; clientelismo interno tra i manager ai massimi; mal gestione dei singoli mercati; rallentamento delle vendite in Cina; insuccesso di tutti i suoi modelli elettrici nati con gravi errori di progettazione; mancanza di attenzione verso il core business più remunerativo; abbandono di sviluppo di modelli dai grandi volumi; ingenti investimenti in settori non pertinenti alla storia del Gruppo. 
Ricordiamo che Volkswagen gestisce undici siti produttivi in Germania con circa 120.000 dipendenti ma soprattutto un indotto che supera abbandantemente il milione di persone coinvolte.

Nota curiosa: Wendelin Wiedeking, l'ex N.1 di Porsche allontanato bruscamente anche per  la sua sete di denaro e la sua attenzione a operazioni speculative con la finanza, che poi si è dato alla ristorazione con la catena Vialino, ha dichiarato al Bild sulla crisi Volkswagen : “Volkswagen farebbe bene a sottoporsi a una revisione radicale in Germania" e ha proseguito "Ci sono sempre state troppe persone a bordo”.  Ed ha aggiunto: “Blume deve ora pagare per tutto ciò che i suoi predecessori, a partire da Martin Winterkorn, non sono riusciti a fare. Le cause dei problemi del Gruppo Volkswagen sono note da anni.” Balle. Belle e buone. 
Winterkorn è stato colui che l'ha battuto in tutto, riuscendo a portare il gruppo Volkswagen a superare i 10 milioni di pezzi prodotti ogni anno e soprattutto ha sempre puntato su occupazione e prodotto a differenza di Lui che ha giocato con la finanza.
In poche parole, con Winterkorn non c'era il problema occupazione perché Volkswagen produceva e vendeva tanto grazie ad auto eccezionali che non avevano bisogno di incentivi per stare sul mercato o azioni di marketing spinto. E ha portato a VW una cassa di oltre 30 mld. 
Chi legge le parole di Wiedeking deve prestare molta attenzione perché è la dimostrazione come molti manager distorgono la realtà e portano fuori strada, pro domo loro. Si ricorda che il manager Wiedeking approfittò di nuovi modelli come la 911 ad acqua  e la SUV Cayenne. Soprattutto questa è bene ricordare che la piattaforma derivava dai pesantissimi investimenti di VW per Phaeton e Touareg di cui Wiedeking ne beneficiò a piene mani e con cui poi tentò la scalata al Gruppo. Ma all'epoca Piech lo fermò. Dicono gli anziani: se non sai la storia non solo sbagliare è facile ma soprattutto puoi ripetere errori che si potevano evitare. Questo è importante ricordarlo perché oggi sono sempre più le persone che raccontano favole. Finte che però alcuni prendono per vere. Come i nostri politici a Bruxelles che si sono fatti convincere che l'auto elettrica era per tutti un futuro radioso.

 

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