E’ arrivato un francese a capo di Alfa Romeo.
Ma attenzione è il francese più italiano che si sia mai incontrato.
Si chiama Jean-Philippe Imparato.
In Psa dal 1989, JP Imparato è già stato nello Stivale dal 2008 al 2010 quale direttore della storica Citroën Italia che ha sede da oltre novant'anni nell'area vicina all'ex fabbrica Alfa Romeo del Portello di Milano in quanto l'ing. Romeo vendette ad Andre Citroen quel terreno, ma dall'ufficio che ha occupato per due anni Imparato voltava le spalle a quell'area perché la finestra guardava in altra direzione. Ora, ironia della sorte i suoi occhi guardano dove non guardava.
Imparato in Citroen Italia si sa che bene è stato ma dove ha avuto sicuramente più soddisfazione è quando gli hanno dato nel 2016 l’incarico di gestire Peugeot. Il marchio più forte di Psa che ha completamente riposizionato.
Imparato, 54 anni, lontane origini italiane, in Peugeot è riuscito a preparare in pochissimo tempo una tavola invitante che ha permesso di prendere tante stelle e diventare addirittura una alternativa ai migliori. Fatto mai riuscito prima da nessuno. Merito certo suo, del suo capo Tavares ma anche di chi c’era prima che aveva approntato un piano prodotto vincente che aspettava solo di essere ben apparecchiato. Questo per dare sempre a Cesare quel che è di Cesare.
Ora in Alfa la storia è assai diversa perché i cassetti JP li trova vuoti. E qui deve fare tutto. Assieme a Tavares AD di Stellantis e a Picat responsabile Europa. La triade di Stellantis è sveglia e le potenzialità ci sono ma il compito non è di quelli facili. E forse non a caso per svelare il nuovo piano Alfa Romeo sembra che si debba aspettare fino al prossimo settembre.
Nel frattempo il gentile ma duro Imparato è già a Milano e si è aggirato anche per il Museo dell’Alfa Romeo in cerca di ispirazioni.
Chi l’ha incontrato confida che fosse alla ricerca di stilemi da traghettare sui futuri modelli. Che fosse alla ricerca del famoso DNA Alfa, dalla strumentazione aggiuntiva posizionata nella parte centrale della plancia come sulle Alfa degli anni settanta e poi ripresa dalla 156 ai frontali bassi e sfuggenti della Giulia anni sessanta che era disegnata dal vento. Ma non solo. Gli occhi di Imparato hanno scavato nell'anima tutti i modelli e la fotocamera del suo telefono ha fatto letteralmente gli straordinari.
Oggi l’Alfa ha la gamma meno ampia di sempre perché sono rimaste solo la Giulia e la Stelvio. Arriverà la Tonale ma non sarà la rivoluzione di Imparato. Quella vera sarà la prima Alfa elettrica della storia e c'è chi giura che stia pensando non solo a un modello city car ma a una sportiva per la famiglia, come DNA imprime. Una Alfa nel segno della tradizione ma anche rivoluzionaria, non solo da ammirare ma anche da portare. L'importante è che Imparato comunque non faccia come i più che c'erano prima di lui: si estranei e perda di vista cosa fanno gli altri e il prodotto. E per altri si intendono quelli dei Quattro Anelli, quelli delle Eliche bianche e blu e anche quelli che hanno una Stella sempre davanti a sè. Perché Alfa è con loro che si deve confrontare.